APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

SPIRITUALITA' ADP

 

LUGLIO 2004   

PREGHIERA E VITA, 7

La preghiera ci insegna ad amare il mondo con il Cuore di Cristo

 

Durante il suo viaggio negli Stati Uniti nel 1979, Giovanni Paolo II ha iniziato la giorna­ta del 3 ottobre con la recita della preghiera mattutina nella Cattedrale di San Patrizio a New York. Durante questa sosta di preghiera, il Papa ha pronunciato un breve discorso nel quale ha detto, fra l'altro: «Il valore della Liturgia delle Ore è enorme (...). In questa preghiera di lode noi eleviamo i nostri cuori al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, portando con noi l'angoscia e le speranze, le gioie e i dolori di tutti i nostri fratelli e sorelle del mondo. La nostra preghiera diviene anche una scuola di sensibilità, perché ci fa consci di quanto i nostri destini nella famiglia umana sono legati insieme. La nostra preghiera diviene una scuola di amore: un genere speciale di amore cristiano consacrato, per cui amiamo il mondo, ma con il Cuore di Cristo». 

Le parole del Santo Padre ci offrono una stupenda possibilità di approfondire il tema della preghiera con il Cuore di Gesù Cristo, Sommo Sacerdote, con particolare riguardo alla preghiera liturgica.

Per maggior chiarezza articoliamo la trattazione in due parti. La prima parte considera la preghiera, in specie quella liturgica come scuola di amore al mondo. La seconda parte, invece, contempla il genere di questo amore, cioè, un amore cristiano consacrato «per cui amia­mo il mondo, ma con il Cuore di Cristo».

 

1.  La preghiera, specie quella liturgica, scuola di amore al mondo

Attuazione dell'amore al mondo nella preghiera

«In questa preghiera di lode noi eleviamo i nostri cuori al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, portando con noi l'angoscia e le speranze, le gioie e i dolori di tutti i nostri fratelli e sorelle del mondo». Sono le parole del Papa.

Il fatto stesso di partecipare cordialmente - cioè con tutto il cuore - alle gioie e alle soffe­renze dei fratelli è certo prova di quel genuino amore al quale San Paolo faceva riferimento, quando, presentando l'unione del corpo di Cristo, affermava: «Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor 12,26).

Questa partecipazione è stata presentata quasi con le stesse parole dal Concilio Vaticano II come caratteristica dei cristiani: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS 1).

Si tratta forse solo di un bell'ideale, o non piuttosto di una realtà, quella cioè, che nella preghiera noi usciamo veramente dal nostro piccolo io per portare con noi le pene e le gioie degli altri uomini? Se, per quanto riguarda la preghiera individuale, la risposta non è facile, è invece agevole per quanto riguarda il contenuto della preghiera liturgica.

La Chiesa del Nuovo Testamento ha fatto suoi, senza nessun cambiamento, i salmi, che almeno. in buona parte sono stati i canti del culto dell'Antico Testamento. Ebbene, il salterio è anche preghiera in favore dell'individuo, ma soprattutto è preghiera in favore del popolo di Dio.

Un noto specialista di oggi in campo biblico (E. Beaucamp), arriva perfino a dire che ogni salmo diventa «un semplice elemento del complesso della preghiera di Israele». Ed aggiunge: «Dire che è Israele che prega, del resto, non esige in nessun modo che la preghiera dei salmi sia una preghiera propriamente collettiva. Il vecchio problema dell'io collettivo o individuale dei salmi è oggi ben superato. Se esistono delle lamentazioni e delle azioni di grazie individuali, i loro autori però non parlano come individui isolati, ma come membri della comunità d'Israele. I salmisti ricorrono nelle loro perorazioni alla fedeltà notissima dell'impegno di Jahvè verso il suo popolo (Sal 22,4-6) e iscrivono il beneficio personalmente ricevuto nella lista ormai lunga dei "mirabilia" di Jahvè (Sal 40,6). La distinzione fra individuale e collettivo perde, in conseguenza, una grande parte della sua importanza, poiché il pensiero del popolo non cessa di assillare lo spirito di ciascuna delle persone che lo compon­gono, fino al punto che queste non dubitano di identificare i propri problemi con quelli del popolo».

Il cristiano ne allarga la visione, in modo che per lui il popolo eletto, del quale si sente membro, è il popolo della «discendenza di Abramo», il popolo degli «eredi secondo la promessa», appunto perché è il popolo di coloro che appartengono a Cristo, dove «non c'è più giudeo né greco» (Gal 3,28-29). Chi recita i salmi nella Liturgia delle Ore li recita non tanto a nome proprio quanto a nome di tutto il Corpo di Cristo, anzi nella persona di Cristo stesso» (Principi e Norme per la Liturgia delle Ore = PNLO, n. 108).

da J. SOLANO, S.I.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
 

LUGLIO 2004   

   

 

 OFFERTA DELLA GIORNATA

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

In particolare per le intenzioni affidate all'AdP dal Papa:

E dall'Episcopato italiano:

PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUÒ

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.

Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze in unione con il tuo Fi­glio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa esse­re testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il San­to Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese ...

 

INTENZIONI DEL SANTO PADRE

 GENERALE: Alcuni, tra coloro che possono permettere ogni anno un tempo di vacanza, pen­sano che vacanza significhi solo divertimento. Avviene così che il riposo non venga raggiunto. Le vacanze dovrebbero invece procurare il beneficio di un riposo ristoratore delle proprie energie esteriori ed interiori. Di questo ha bisogno l'uo­mo di oggi, spesso assillato da occupazioni rese più difficili dagli spostamenti, viaggi, ingorghi cittadini, aria irrespirabile. E solo un riposo ben fatto può ridare vitalità alla duplice dimensione dell'uomo: quella verticale, verso Dio e quella orizzontale; verso i fratelli.

Per questo il Papa ci invita a pregare: Perché coloro che in questo tempo possono beneficiare di un periodo di vacanze siano aiutati dal riposo a ritrovare in Dio l'armonia inte­riore e ad aprirsi con amore ai fratelli.

MISSIONARIA: Tutta la Chiesa è missionaria, e ciò vale anche delle Chiese particolari, che siamo soliti chiamare diocesi. A capo di esse è un Vescovo, circondato dall'insieme dei suoi collaboratori: soprattutto dai presbiteri e dai diaconi. Questi assicurano una grande e necessaria parte dell'evangelizzazione. Ma quest'opera suppone una penetrazione del Vangelo in tutti i settori e campi della vita di un popolo. E in certi settori sono solo dei laici che possono portare la loro te­stimonianza. Soprattutto dove il Vangelo è stato annunciato da non molto tempo i laici, una volta ben formati, possono e devono rendere un gran servizio alla missionarietà della Chiesa.

Per questo il Papa ci invita a pregare: Perché nelle giovani Chiese siano maggiormente ascoltati e valorizzati i fedeli laici nell'opera di evangelizzazione.

INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI

Ovunque nel nostro Paese ci imbattiamo in situazioni di bisogno che muovono a riflettere. Ci si può dire veramente cristiani se non abbia­mo percepito che cosa Dio ci domanda con la povertà di tanti che ci circondano? Il Vangelo ci dice che dovunque uno ha fame, ha sete, non ha lavoro, non ha una casa o è ramingo, Gesù chiede la nostra solidarietà, il nostro impegno. Non è da cristiani chiudere la propria porta e il proprio cuore a chi è nel bisogno. Non è da cristiani appoggiare movimenti che egoisticamente escludono gli immigrati dal godere delle risorse comuni.

Per questo i nostri Vescovi ci invitano a pregare: Perché il Vangelo della solidarietà ci renda accoglienti verso gli immigrati e i bisognosi.

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