APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

SPIRITUALITA' ADP

 

APRILE 2005   

SANTA MESSA E CULTO AL SACRO CUORE, 4

Sacramento dell'amore di Cristo (segue)

a. Perpetuazione del sacrificio di Cristo (segue)

 

La Chiesa offre realmente il sacrificio eucaristico. Sant'Ireneo – II secolo – ne parla chiaramente: «E nello stesso modo Egli affermò che il calice, che è da questa nostra creazione terrena, era il Sangue; e insegnò la nuova oblazione del Nuovo Testamento, la quale, avendola la Chiesa ricevuta dagli Apostoli, la Chiesa offre nel mondo universo a Dio, che ci dà gli alimenti, primizie dei suoi doni nel Nuovo Testamento...».

Poco prima di S. Ireneo, San Giustino aveva parlato dei sacrifici che in ogni luogo sono offerti da noi.

Uno scritto antichissimo, la Tradizione Apostolica (che è degli inizi del sec. III), parla nel-la preghiera eucaristica dell'«oblazione della Santa Chiesa».

San Fulgenzio – secolo VI – spiega molto bene: «Questa spirituale edificazione del Cor­po di Cristo, che si fa nella carità (...),-mai si chiede più opportunamente che quando lo stesso Corpo di Cristo, che è la Chiesa, offre nel sacramento del pane e del calice lo stesso Corpo di Cristo e il suo Sangue...».

Questo meraviglioso problema – cioè il sacrificio eucaristico offerto anche dalla Chiesa – trova soluzione nelle parole del Vaticano II: «Il nostro Salvatore (...) istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno il Sacrificio della Croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua Morte e della sua Risurrezione...» (SC 47).

Come osserva san Paolo: «... Chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa» (Ef 5,28-29). Per amore, Cristo ha unito a sé la Chiesa, sicché «non sono più due», secondo la parola del Signore sul matrimonio (Mt 19,6). Ci può essere stima e amore mag­giore di Cristo verso la Chiesa di quello mostrato nell'attuare il Sacrificio eucaristico per mezzo di essa come sua Sposa, e con tale unione che Cristo e la Chiesa diventino una cosa sola?

La natura della Chiesa come Sposa di Cristo, sotto l'aspetto dell'amore, dovrebbe essere approfondita nella contemplazione del Cuore di Gesù, poiché dal costato di Cristo addormentato sulla croce ha avuto inizio la Chiesa come nuova Eva.

 

b. Comunione eucaristica

Cristo volle che il suo sacrificio fosse partecipato nel convito sacrificale. L'amore ha spinto il Signore a unirsi nel modo più intimo con ognuno dei fedeli.

San Giovanni Crisostomo, meravigliato, faceva il paragone fra i genitori che tante volte affidano ad altri la cura di nutrire i propri figli, e il Signore: «Io non faccio così, dice, ma vi sostento con la mia propria carne, presento me stesso a voi come cibo, desiderando che tutti voi siate nobili...».

S. Cirillo (c. 370-444), Patriarca di Alessandria, per rendere più comprensibile la forza dell'unione eucaristica, ricorre a questo paragone: «Come unendo due frammenti di cera e sciogliendoli al fuoco, da entrambi viene fuori una cosa sola, così per la partecipazione del corpo di Cristo e del suo prezioso sangue, Egli diventa uno con noi e noi diventiamo uno con lui».

A ragione i Santi Padri chiamano i fedeli «concorporati a Cristo» o «concorporei», cioè uno stesso corpo con lui, anzi «concorporei e consanguinei» di Cristo, a motivo della comunione eucaristica.

La comunione è molto più che ricevere il pane di Dio; con la comunione, infatti, si riceve la carne di Cristo. Da questo dato fondamentale ci rendiamo conto del disegno di Cristo che è di unirci a Sé, fino a farci diventare qualcosa di Sé stesso, parte di lui. Osiamo dirlo più chiaramente: la volontà del Signore è che per la partecipazione al Suo convito sacrificale, noi diventiamo lui stesso, per assimilazione.

Mancano le parole per poter esprimere quanto sia delicato e veramente cordiale – cioè dal profondo del cuore – quest'amore di Gesù per noi.

II divino Maestro stesso ha indicato questa sua intenzione quando, nel promettere l'Eucaristia, ne ha segnalato un duplice effetto: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui» (Gv 6,56). E ovvio che Cristo dimori in colui che lo riceve nella comunione. Ma Egli ha voluto indicare come prima cosa «egli dimora in me». Lo stesso verbo dimora caratterizza ambedue i rapporti. Come mai il fedele che fa la comunione dimora in Cristo, se non perché Cristo con la comunione ha voluto elevarlo fino a Sé e trasformarlo in Sé?

da J. SOLANO, S.I.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
 

APRILE 2005 

   

 

 OFFERTA DELLA GIORNATA

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

In particolare per le intenzioni affidate all'AdP dal Papa:

E dall'Episcopato italiano:

 

PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUÒ

 

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.

Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze in unione con il tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese ...

 

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.  Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, i le azioni e le sofferenze in unione con il tuo  Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te  nell'Eucaristia per la salvezza del mondo. 

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese ….

 

INTENZIONI DEL SANTO PADRE

 

GENERALE:

Chi crede in Dio creatore del cielo e della terra, e chi guarda con fede al Cristo risorto in quello che si considerava allora il "primo giorno della settimana" e che noi cristiani abbiamo chiamato "domenica", cioè "giorno del Signore", deve saper vedere in questo giorno il senso profondo del tempo. Solo conservando il senso sacro di un giorno dedicato a Dio e nel quale l'uomo guarda alla propria vita inserita nella salvezza di Dio, attuata nella nostra storia, sarà possibile dare un senso al proprio lavoro e al proprio riposo, come forme di collaborazione ad un progetto che ci sovrasta tutti e ci chiama all'unione nel bene con gli altri.           -

Per questo preghiamo: Perché i cristiani vi-vano maggiormente la domenica come giorno del Signore da dedicare in maniera speciale a Dio ed al prossimo.

 

MISSIONARIA: Ogni comunità ecclesiale ha tra i suoi obiettivi quello di aiutare ogni membro a scoprire ed attuare la propria vocazione nell'am­bito della universale vocazione alla santità. Ciò avviene mediante il clima di fede e preghiera che pervade le celebrazioni e la vita della comunità, mediante l'intensità della partecipazione sacramentale dei suoi membri, mediante l'impegno efficace nelle forme possibili e necessarie di carità all'interno e all'esterno della comunità stessa. Dove tutto ciò esiste, si crea un terreno più favorevole perché ognuno possa scoprire la propria vocazione ecclesiale e tra queste non mancheranno di sorgere le vocazioni missionarie.

Per questo preghiamo: Perché ogni comunità cristiana sia infiammata di nuovo ardore di santità, che faccia fiorire numerose vocazioni missionarie.

 

INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI

La vita umana non è mai tanto facile. Siamo esposti a non poche difficoltà, a sofferenze, a prove, le cui cause possono essere diverse ma il disagio è generalmente uguale. Nei momenti di sofferenza e prova, sia esteriore che interiore, ognuno di noi prova un notevole senso di solitudine. Tra le opere di misericordia i cristiani sanno di essere chiamati a dare un aiuto, un sostegno a chi è sofferente e provato. La vicinanza che la preghiera opera tra coloro con cui si prega ed anche con coloro per cui si prega, è già una forma eccellente di carità verso chi è nella prova. Ma se alla preghiera si unisce, e con la preghiera si nutre, l'accoglienza e l'ascolto dell'altro in modo da fargli superare il senso di abbandono e di solitudine, la carità discreta contribuirà ad alleviare la situazione dolorosa dell'altro.

Per questo preghiamo: Perché tutti coloro che sono nella prova e nella sofferenza trovino sostegno e conforto nella preghiera e nella comunione fraterna.

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