APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

SPIRITUALITA' ADP

 

OTTOBRE 2005   

SANTA MESSA E CULTO AL SACRO CUORE,  10

Senso della riparazione (SEGUE)

Alla fine del nostro brevissimo excursus attraverso i documenti del Magistero esposto nei mesi precedenti, siamo in grado di precisare ciò che si deve intendere come riparazione nel culto al Sacro Cuore.

La riparazione fa riferimento essenziale al peccato. Il peccato in quanto offesa di Dio, o ingiuria fatta a Dio, è stato riparato da Cristo soprattutto col suo sacrificio sulla croce. Noi cristiani ci uniamo con il nostro amore e la nostra espiazione alla riparazione del Cristo e offriamo riparazione anche direttamente al Salvatore.

La riparazione mira anche a prevenire o evitare il peccato e a salvare tutti gli uomini. Se è vero che ci sono singoli atti concreti di riparazione, c'è soprattutto l'intera vita di fedeltà evangelica e di carità che deve essere offerta in spirito di riparazione.

Uno sguardo sull'opera del Redentore ci fa scoprire fino a che punto sia importante, in tale opera, la riparazione. Possiamo affermare che il concetto di riparazione è, in modo particolare, adeguato a riassumere l'intera opera di Cristo in rapporto al peccato; poiché include la riparazione degli effetti del peccato nell'uomo e nell'universo, e per di più fa riferimento a quella che è l'ultima radice della gravita del peccato, cioè l'offesa fatta a Dio. Tale riparazione va oltre la restaurazione di quello che era stato rovinato, perché è un superamento in me­glio: «dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20).

La riparazione del Cristo non è stata una sostituzione ma una vera solidarietà di Cristo con tutti noi.

Sacramento dell'amore verso il prossimo

L'autentico senso dell'Eucaristia diventa di per sé anche scuola di amore attivo verso il prossimo. Sappiamo che tale è l'ordine vero ed integrale dell'amore che ci ha insegnato il Si­gnore: «Da questo tutti sapranno. che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,55).

L'Eucaristia ci educa a questo amore in modo più profondo; essa dimostra infatti quale valore abbia agli occhi di Dio ogni uomo, nostro fratello e sorella, se Cristo offre se stesso in ugual modo a ciascuno, sotto le Specie del pane e del vino. Se il nostro culto eucaristico è autentico deve far crescere in noi la consapevolezza della dignità di ogni uomo. La coscienza di questa dignità diviene il motivo più profondo del nostro rapporto col prossimo.

Dobbiamo anche diventare particolarmente sensibili ad ogni sofferenza e miseria umana, ad ogni ingiustizia e torto, cercando di rimediarvi in maniera efficace. Impariamo a scoprire con rispetto la verità sull'uomo interiore, perché proprio quest'interno dell'uomo diventa di-mora di Dio presente nell'Eucaristia. Cristo viene nei cuori e visita le coscienze dei nostri fratelli e sorelle. Come cambia l'immagine di tutti e di ciascuno, quando prendiamo coscien­za di questa realtà, quando la rendiamo oggetto delle nostre riflessioni! Il senso del Mistero eucaristico ci spinge all'amore verso il prossimo, all'amore verso ogni uomo. 

San Paolo vede nell'Eucaristia la stupenda realtà di quel Corpo di Cristo formato da tutti coloro che mangiano «l'unico pane» eucaristico (cf. 1Cor 10,16-17). Quel Corpo di Cristo vive nell'amore vicendevole, in modo che «se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato tutte le membra gioiscono con lui» (1Cor 12,26). I cristiani debbono fare del bene ma, al di sopra di tutto e come radice di tutto, debbono avere la carità (cf. 1Cor 13,3-8).

L'idea dell'unione dei fedeli con Cristo e tra loro, in virtù dell'Eucaristia, si trova espressa da Gesù medesimo che, da una parte, ha affermato che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue «dimora in Lui» (cf. Gv 6,56), dall'altra, ha detto, in riferimento a colui che rimane in Lui: «Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,5). Vite e tralci formano tutti insieme una unica pianta.

Difficilmente si troverà un altro effetto della comunione più fortemente messo in rilievo dalla Tradizione nei primi otto secoli di quello enunciato già nel secolo II da Sant'Ireneo: «e sempre stiamo uniti gli uni con gli altri».

Il culto al Cuore di Cristo, è ovvio, ci sensibilizza e ci sollecita ad addentrarci di più in questo aspetto dell'amore fraterno, frutto dell'Eucaristia, poiché, come dice l'enciclica Haurietis aquas: «... il culto del Cuore sacratissimo di Gesù è il culto all'amore con il quale Dio ci ha amato per mezzo di Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli altri uomini».

Non sarebbe genuina la devozione al Cuore di Gesù, se il fedele, venerando quel Cuore, non adorasse: «insieme con la Chiesa il simbolo e quasi il vestigio della carità divina, la qua-le si è spinta fino ad amare anche col Cuore del Verbo Incarnato il genere umano, contaminato da tante colpe».

Questo culto, infatti, «considera la perfezione del nostro amore per Dio e per il prossimo, come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo, lasciato dal divino Maestro agli Apostoli, quasi in sacra eredità...».

da J. SOLANO, S.I.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
 

OTTOBRE 2005

   

 

 OFFERTA DELLA GIORNATA

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

In particolare per le intenzioni affidate all'AdP dal Papa:

E dall'Episcopato italiano:

 

PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUÒ

  

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.

Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze in unione con il tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese ...

 

 INTENZIONI DEL SANTO PADRE

  

GENERALE: Nel nostro tempo non è facile vi-vere e professare la propria fede dandone coraggiosa testimonianza. Alla testimonianza della fede deve essere aggiunta anche quella della speranza. Noi infatti guardiamo alla nostra vita come un cammino verso il Regno di Dio, fiduciosi nelle promesse di Cristo, forti della grazia dello Spirito Santo. E la virtù della speranza che ci salvaguarda dallo scoraggia-mento e ci sostiene in tutti i momenti di abbandono; dilatando il nostro cuore conducendolo alla gioia della carità. Noi sappiamo dalla nostra fede che per i meriti di Gesù Cristo e della sua Passione, Dio ci custodisce nella «speranza» che «non delude» (Rm 5,5).

Per questo preghiamo: Perché i cristiani non siano scoraggiati dalle sfide della società secolarizzata, ma con piena fiducia diano testimonianza della loro fede e della loro speranza.

 

MISSIONARIA: Poiché l'amore di Cristo ci spinge e Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, la Chiesa deve andare incontro a quanti cercano la verità, offrendola loro. Per questo la Chiesa deve essere missionaria, e ognuno di noi deve impegnarsi nella missione e nelle forme nelle quali lo Spirito Santo conduce la Chiesa. Il primo impegno resta quello della preghiera. Ma come potranno vivere e operare i nostri missionari in Paesi dove i cri­stiani sono pochi se non sono sostenuti dalle offerte dei credenti di altri Paesi?

Per questo preghiamo: Perché, al fonda-mentale impegno della preghiera, i fedeli uniscano lo sforzo di contribuire anche economicamente all'opera missionaria.

 

INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI

 

Fino dall'inizio la Chiesa non ha dimenticato l'invito di Gesù a curare gli infermi e si è sforzata di restare vicino ai malati e ai sofferenti. Anche se la cura dei malati è ormai affidata a medici e infermieri, la visita ai malati è una delle opere di misericordia che Cristo attende da noi. I malati e sofferenti sono un richiamo alla fede e all'esercizio della carità. Un cristiano non dovrebbe ricordarsene solo quando capita a qualcuno della propria famiglia o dei propri amici, ma sempre.

Per questo preghiamo: Perché ogni comunità cristiana si renda particolarmente sensibile agli ammalati e ai sofferenti.

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