APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

CONSIDERAZIONI

 

AGOSTO 2007  

PER UN SACERDOZIO SANTO, 2

(1Pt 2,5)

La nostra vita moderna, con il suo ritmo sempre più frenetico, ci parta a essere sempre più sme­morati. Questo rischio, seppure per altri motivi, era già conosciuto dal popolo etnico, per questo Dio gli viene incontro, con dei "memoriali" (per esempio Gs 24,27), dei segui che lo aiutino a ricordare il Signore e la sua Parola, per rimanere più facilmente fedele all'alleanza.

La tribù di Levi si dedicava interamente al Signore per ricordare a Israele che tutti erano "il popolo del Signore", perché gli appartenevano come "regno di sacerdoti, nazione santa" (Es 19,6).

Nelle religioni pagane, contemporanee al sorgere in Israele della fede nell'unico Dio, i sacerdoti erano soltanto alcuni, pochi, privilegiati, ritenuti gli "specialisti del sacro", aventi perciò un certo po­tete sul resto del popolo e persino sui re.

Ma se in Israele Dio dice che tutti sono sacerdoti, significa che nessuno avrà con lui un rapporto privilegiato e tanto meno, nessuno sarà padrone dell'esperienza spirituale del proprio fratello. Semmai ci sono alami posti a servizio di questo rapporto, chiamati a favorirlo, a essere con la loro vita -dedicata- a Dio, un segno per gli altri.

Ecco da dove proviene la gravità dell'accusa mossa dai profeti ai sacerdoti del Tempio: se non favoriscono questo rapporto hanno fallito il senso della loro esistenza: che non accada a noi.

Leggiamo nei Discorsi di Sant'Agostino, un pensiero simile, in ciò che egli afferma a proposito delle parole di Gesù a Pieno in Mt 16,19: "A te darò quello che è affidato a tutti'. In un certo senso, av­viene così anche per noi, nella relazione che ha il nostro sacerdozio battesimale con quello ministeriale dei nostri Pastori: viene dato a loro quello che è affidato a tutti.

Nella Scrittura non è frequente l'idea di un sacerdozio condiviso da molti, addirittura dal popolo intero, forse anche per un diffusa mentalità esattamente opposta. Invece l'ultimo libro del Nuovo Testamento, I'Apocalisse, ossia rivelazione" che Dio concede, riprende questo concetto riportan­do persino le parole del Libro dell'Esodo. Leggiamo in 5,9-10:

Cantavano un canto nuovo:

'Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli,

perché sei stato  immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue

uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione
e h hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra.

Quelli che cantano, sono coloro che vivono alla presenza di Dio, che lo celebrano nella liturgia celeste. Il loro inno si rivolge all'Agnello immolato e vittorioso: è lui a costituire in "regno di sacerdo­ti" chi proviene da "ogni tribù, lingua e popolo e nazione".

Chi entra a far parte di questo regno è un "riscattato" con il sangue dell'Agnello: il nostro sacerdozio è stato pagato "a calo prezzo", parafrasando Bonhoeffer. E' un dono gratuito per noi, ma Gesù Cristo, che ci ha fatto questo dono, lo ha acquistato col suo sangue. Non è il sacerdote che immola la vittima, ma è la Vittima che si immola per il sacerdote, per costituirlo tale. Ritorniamo a considerare l'elezione libera a sovrana di Dio, che con il suo sguardo su di noi, pone un atto così radicale e vitale, attraverso "il sangue" dell'Agnello, del suo Figlio. La nostra entrata in questo popolo avviene al­lora con un dono sovrabbondante, nello stile di Dio, che è "grande nell'amore", che si rivela come il Dio dell'abbondanza, in modo eminente nella vita di Gesù (Mt 14,20; Gv 10,10 ; Lc 5,5).

Non si tratta di un incarico temporaneo, perché il termine "costituire" fa pensare a una situazione stabile. Ciò che è richiesto a questi sacerdoti è "regnare sulla terra": sembrerà strano ma apparentemente non si tratta di un'azione collegata al mondo del sacro, di Dio, ma un'esperienza da compiersi "sulla terra", alludendo a un ambito ben diverso. Nella lingua greca, nella quale fu tradotta per prima la Scrittura dura ebraica, il termine sinonimo di Dio, "santo" con cui viene lodato, ad esempio in Is 6,3, è invece "non-terreno", ossia "celeste", e quindi "diverso da noi", che invece siamo terrestri, fatti di terra e abitanti su di essa. Eppure questo "regno" terreno è il nostro modo di essere sacerdoti: siamo "costituiti" per questo. Possiamo far risuonare qualche espressione della Costituzione conciliare Lumen gentium al n. 10:

"Cristo Signore ... fece del nuovo popolo « un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo » ... per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all'ammirabile sua luce (IPt 2,4-I0); ... i fedeli, esercitano il loro sacerdozio... con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa."

Il nostro sacerdozio non è più soltanto un'esperienza cultuale, relegata in un determinato e chiuso tempo-spazio, identificata in altrettanto determinate azioni, ma investe tutta la nostra vita, radicandosi alla sua sorgente, all'elezione avvenuta da parte Dio nel nostro Battesimo, in cui il sangue dell'Agnello ci ha salvati, riservandoci per sé, interamente.

Comprendiamo sempre più come il primo sacramento che abbiamo ricevuto è davvero "la porta dei misteri", come si esprimono i Padri orientali: ritornarvi nella riflessione, e nell'esperienza sacramentale, soprattutto nella Veglia Pasquale e nella Professione di fede della Celebrazione Eucaristica domenicale, ma anche nell'umile segno dell'acqua benedetta, costituisce un modo per riappropriarsi "da grandi" di un dono ricevuto da piccoli, per essere davvero grandi davanti a Dio.

 

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

 

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

 

In particolare per le intenzioni affidate all'AdP dal Papa:

E dall'Episcopato italiano:

 

AGOSTO 2007

PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUÒ

 

INTENZIONI DEL SANTO PADRE

GENERALE:

«Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte in un oceano di oscurità, senza luce. La rete del Vangelo ci dia fuori dalle acque della morte e ci introduce nello splen­dore della luce di Dio, nella vera vita. Non c'è nulla di più bello che esame raggiunti, sorpresi dal Vangelo, dal Cristo. Non c'è india di più bello che conoscere e comunicare agli altri l'amicizia con Lui»

(Benedetto XVI)

 MISSIONARIA: «Non è un mistero per nessuno che l'attività della Santa Sede, al nome di tutta la Chiesa cattolica e  credo a nome di tutta l'umanità, auspica l'apertura di uno spazio di dialogo con le Autorità della Repubblica popolane della Cina, nel quale, una volta superate le incomprensioni del passato, sia possi­bile lavorare insieme per il bene del Popolo cinese e per la pace del mondo. (Giovanni Paolo II).

 INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI

 Nella nostra società, che va incontro a rapide e radicali trasformazioni che coinvolgono i singoli individui e le comunità, la famiglia possa riscoprire e vivere la sua vocazione di essere d luogo privilegiato per fare fiorite la vita in ogni sua fama, e la prima scuola di umanità, di dialogo e di accoglienza per tutte le generazioni.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

 

 

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese:

E che i Vescovi italiani raccomandano:

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