APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

CONSIDERAZIONI

 

SETTEMBRE 2007  

PER UN SACERDOZIO SANTO, 3

(1Pt 2,5)

In Cristo si compiono le Scritture e le promesse della Prima Alleanza. Nei libri che compongono il Nuovo Testamento, spesso viene evidenziata questa relazione. Nella Lettera agli Ebrei l'Autore pre­senta Cristo come il sommo sacerdote, quello autentico, l'unico, contrapponendolo ai tanti che si sono succeduti nella storia d'Israele. Guardando a lui, al suo modo di essere sacerdote, comprendiamo meglio il nostro.

Nel testo che prendiamo in considerazione (4,14-15) vediamo come lo Scrittore sacro vada ben ol­tre gli stereotipi propri del tempo. Non c'è separazione tra il sacerdote e il popolo, perché egli "ha attraversato i cieli": lui ha infranto il velo (Mc 15,38), inaugurando un culto aperto a tutti: ora a Dio tut­ti possono. accedere, perché lui ha fatto verso di noi il primo passo.

Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote,

che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio,

manteniamo ferma la professione della nostra fede.

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo

stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato.

Gesù è venuto come sacerdote solidale con il suo popolo, affatto separato da noi, in una condi­visione radicale, tanto da poter "compatire le nostre infermità". Forse non ci pensiamo spesso con la nostra mentalità salutista e igienista, ma siamo della gente malata: per questo il Figlio di Dio dice di essere venuto come medico (Lc 5,31), per chiamare i malati e guarirli. Egli ha voluto sperimentare la nostra umanità in tutto, "escluso il peccato". Dio si fa simile all'uomo, non certamente al suo peccato, che del resto non apparteneva al primitivo progetto del Creatore sulla sua creatura. Cristo sacerdote, non solo comprende le nostre debolezze, ma le porta con noi, questo significa "compatire", soffrire in­sieme: soffre con noi i nostri limiti, aiutandoci a rimuovere tutto ciò che è di ostacolo alla sua azione in noi, perché anche noi possiamo "attraversare i cieli" con lui, entrando nell'esperienza piena di Dio, nella quale egli ci introduce, non tenendo per sé come un tesoro geloso (Fil 2,6), la sua prerogativa di Figlio e sacerdote di Dio.

 Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che

riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.

Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne.

Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote,

ma gliela conferì colui che gli disse: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.

Come in un altro passo dice: Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek.
Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e

lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà;

pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto,

divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono,

essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek.

Ebr 5,1.4-10

Egli non ha offerto doni materiali come frutti della terra o primogeniti di animali, cose previste nel-la Prima Alleanza, ma anche dagli usi dei popoli antichi. Gesù, "per il bene degli uomini" offre se stes­so per il peccato del mondo, come Agnello di Dio, venuto a prenderlo su di sé per eliminarlo (Gv 129).

Egli è sacerdote perché Figlio, e noi possiamo essere sacerdoti perché in Lui siamo prima di tutto figli adottivi di Dio, che ci onora di questa "condivisione di vita divina" e quindi fa di noi delle per­sone capaci di entrare in relazione privilegiata con lui. Lasciamo che il paragone fra noi e Cristo, sep­pure nelle sfumature dell'analogia, ci stupisca e forse ci scandalizzi: non diamo mai per scontato di aver abbastanza capito la nostra dignità battesimale, e se sentiamo questa verità "grattarci la coscienza", ringraziamo Dio che non ci permette di vivere nella mediocrità, ma ci chiama a corrispondere a una vo­cazione altissima.

Come figli sacerdoti di Dio anche noi in Gesù e come lui offriamo le nostre "preghiere con forti grida e lacrime": pregare non è solo "dire parole", ma accompagnarle con l'impegno e la nostra vita intera.

Come Gesù anche noi sperimenteremo l'esaudimento di Dio, che ci ascolta sempre, anche se non riusciamo a vederlo, per la nostra fede miope.

Come Gesù e in lui, impariamo "l'obbedienza", entriamo nella logica di Colui che ci è Padre, di-venendo così a nostra volta, "causa di salvezza", cioè mediatori di essa per i nostri fratelli, intercedendo per loro, mentre passiamo con Gesù attraverso la morte, per sperimentare prima su di noi, la salvez­za. E' Dio che ci proclama sacerdoti nel suo Figlio: non siamo noi che ci siamo inventati questo dono e compito. Lasciamo che l'amore di Dio ci stupisca e non diamo mai per scontata la dignità battesi­male e sacerdotale di cui egli ci ha insignito, senza dimenticare la responsabilità che ne discende.

 

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

 

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

 

In particolare per le intenzioni affidate all'AdP dal Papa:

E dall'Episcopato italiano:

 

SETTEMBRE 2007

PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUÒ

 

INTENZIONI DEL SANTO PADRE

GENERALE:

«Che la prossima Assemblea ecumenica europea possa contribuire a fare crescere la coscienza dei cristiani dei nostri paesi in ciò che concerne il dovere di testimoniare la fede nel contesto culturale odierno, spesso marcato dal relativismo e dall'indifferenza. Si tratta di un servizio indispensabile da rendere alla Comunità Europea, che ha allargato le sue frontiere nel corso di questi anni» (Benedetto XVI).

 MISSIONARIA: «Il compito del pastore, del pescatore di uomini, del missionario e della missionaria può apparire spesso difficile e faticoso. Ma è bello e grande, perché in definitiva è un servizio reso alla gioia, la gioia di Dio che vuole fare la sua entrata nel mondo» (Benedetto XVI).

 INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI

 Benedetto XVI ha fatto alla Chiesa e all'umanità un grande dono con la sua enciclica Deus caritas est, perché ci ha ricondotto alla sorgente dell'amore. Veramente «Dio è amore» che si dona e ci invita tutti a una risposta piena e generosa.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

 

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese:

E che i Vescovi italiani raccomandano:

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