APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

 

 

Marzo   2008  

 

Per conoscere l'AdP

 

1° Ven.

7

 

   

LE TRE RISORSE DELL'ADP

 La preghiera come strumento universale di azione; l'associazione come condizione per l'ef­ficacia della preghiera; l'unione al Cuore di Gesù come fonte di vita per l'associazione: questi sono i punti di forza dell'Apostolato della preghiera.

La preghiera è lo strumento attraverso il quale possiamo dare il nostro contributo perché si compia nel mondo la volontà di Dio, che è la sal­vezza di tutti gli uomini. Per questo la preghiera è anche la risorsa principale e il grande mezzo d'azione dell'Apostolato della preghiera.

L'associazione fornisce alla preghiera l'efficacia che la preghiera isolata di un solo cristiano non potrebbe avere. Si calcola che nel mondo circa 5 milioni di persone pregano ogni giorno secondo le intenzioni diffuse dall'AdP.

Ma questa associazione ha bisogno di un mo­tore. Questa unione di tante persone nella preghiera ha bisogno di un capo. Quale può essere il capo di un'impresa che intende lavorare per la salvezza del mondo? Quale può essere il motore di tanti cuori umani uniti insieme nella preghiera, se non il Cuore di Gesù, che prega e intercede incessantemente per tutta l'umanità nel santo Tabernacolo?

Così la preghiera comune secondo le intenzioni diffuse dall'AdP non sarà una preghiera puramente umana, ma sarà unita a quella dell'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, resa gradita a Dio e offerta passando attraverso il suo Cuore.

"Stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pt 2,4–5).

 

Offerta della Giornata

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazio­ne dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre,

 

in particolare per le intenzioni del Papa e dei Vescovi

pregare PER IL CLERO dicendo: Cuore di Gesù, fioriscano nella fede, nella speranza e nell'amore le vocazioni sacerdotali e religiose.

in particolare per le intenzioni del Papa e dei Vescovi

 

Intenzioni affidate all'AdP dal Papa:

  • Perché si comprenda l'impor­tanza del perdono e della riconciliazione fra le persone e i popoli, e la Chiesa con la sua testimonianza diffonda l'amo-re di Cristo, sorgente di nuova umanità.

  • Perché i cristiani, che in tante parti del mondo e in varie maniere sono perseguitati a causa del Vangelo, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, continui-no a testimoniare con coraggio e franchezza la Parola di Dio.

 

E dall'Episcopato italiano:

  • Perché, di fronte alle difficoltà che i giovani incontrano nel progettare il futuro, gli adulti sentano la responsabilità di trasmettere e testimoniare uno stile di vita che sostenga il desiderio delle nuove generazioni di costruire la civiltà dell'amore.

 

UN TESTO

PER

MEDITARE

 

SIGNORE, PIETÀ

 Sin dai tempi più antichi la Chiesa ha ripreso nelle celebrazioni liturgiche il grido ripetuto in tanti salmi e che nel Vangelo si trova sulle labbra del cieco di Gerico: «Signore, pietà» (Mc 10,47). Le formule della Messa attualmente in vigore applicano le tre invocazioni solo a Gesù; ad esempio: «Signore, tu sei la via che riconduce al Padre, abbi pietà di noi». «Cristo, tu sei la verità che illumina i popoli, abbi pietà di noi». «Signore, tu sei la vita che rinnova il mondo, abbi pietà di noi».

In altri tempi si approfittava della triplice ripetizione per rivolgersi successivamente alle tre Persone divine, mostrando così tutta l'ampiezza del disegno di Dio in una litania al tempo stesso di lode e di implorazione: «Signore, Padre di misericordia, che hai inviato tuo Figlio, abbi pietà di noi». «Cristo, espressione perfetta della misericordia del Padre, abbi pietà di noi». «Spirito Santo consolatore, abbi pietà di noi».

Tutto l'Antico Testamento è già pieno della misericordia divina. Essendo «misericordioso e pietoso» (Es 34,6), Dio chiama Mosè, perché ha visto la miseria del suo popolo (cf. Es 3,7), e lo manda a liberare questo popolo dalla situazione di miseria e di umiliazione.

La storia d'Israele non è che la storia della pietà di Dio per i peccatori. Qualunque cosa facciano, egli non li abbandona. E se li pu­nisce, è per rinnovarli, per ridare loro un'intimità più grande con lui. Tanto che il salmista deve ricordarsi di questa continuità per cantare senza esitazione: «Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore» (Sai 103,8).

Tuttavia questa rivelazione della misericordia di Dio nell'Antico Testamento è poca cosa di fronte alla rivelazione operata con la venuta di Gesù. In Gesù Dio si fa volon­tariamente uno di noi, nell'umiltà. In Gesù noi sappiamo che Dio non è quel potente che si china come dall'alto del suo cielo per interessarsi di un popolo miserabile, né quel ric­co che si degna di gettare uno sguardo sul povero e gli dà una moneta presa dal suo superfluo. In Gesù Dio è colui che per amore assume - senza privilegi (cf. Fil 2,6) - la nostra esistenza umiliata. Egli non si accontenta di una mano tesa dall'alto, ma si fa uomo sino alla peggiore delle condizioni umane, sino alla morte di croce. Non dal di fuori, non da lontano, ma da dentro, mettendosi con noi.

Così - e questo non è l'aspetto meno meraviglioso della sua misericordia - egli ci salva, ristabilendoci nella nostra dignità, facendo della nostra umiliazione il luogo stesso in cui egli si unisce a noi, e quindi il mezzo con cui ci unisce alla sua vita.

«Ammirabile scambio!». Prendendo la sua croce, Cristo trasforma tutto ciò che di più avvilente ci può essere per un uomo in fonte di gloria. Dice la Lettera agli Ebrei: «Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2,17).

Qui si misura pienamente «l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità» (Ef 3,18) della pietà di Dio. Qui si può vedere che non c'è niente di più grande al mondo di questo suo amore misericordioso. Dio, grande «per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza»; Dio, che è «Signore eterno, creatore di tutta la terra, che non si affatica né si stanca, la cui intelligenza è inscrutabile» (Is 40,26-28), si rivela Dio nell'estrema debolezza e umiliazione condivise con gli uomini deboli e umiliati.

 Dal libro di A. Vanhoye, Messa, vita offerta, Ed.AdP,2007.

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