APOSTOLATO DELLA PREGHIERA    

 

 

Novembre   2008  

 

Per conoscere l'AdP

 

1° Ven.

7

 

   

 

LA TESTIMONIANZA DI UN SANTO

 

I santi pregavano con assiduità e facevano anche affidamento sulla preghiera dei fedeli. Riportiamo un passaggio di una lettera di s. Francesco Saverio, grande patrono delle missioni:

"Bisogna che vi dica come Dio mi ha fatto sape­re più volte, per mezzo di sentimenti interiori, che alle preghiere e ai santi sacrifici dei nostri padri e dei nostri fratelli, che combattono ancora su questa terra o fanno già parte della Chiesa trionfante nei cieli, ho dovuto la mia liberazione da tanti pericoli, che mi avevano assediato, sia nell'anima che nel corpo.

Ciò che qui affermo è per pagare a Dio e a voi tutti, miei cari fratelli, il mio debito di ricono­scenza, e allo stesso tempo per supplicarvi di unire la vostra azione di grazie alla mia".

 

 Offerta della Giornata

 

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre, in particolare per le intenzioni del Papa e dei Vescovi (come riportato in precedenza)

 

In particolare per le intenzioni affidate all'AdP dal Papa: (abbreviate per favorire la recita comune)

  • Perché la testimonianza d'amore dei Santi ci fortifichi nella dedizione a Dio e al prossimo.

  • Perché le Comunità cristiane delll'Asia trovino le vie più consone per annunciare Cristo.

 

E dall'Episcopato italiano:

  • Perché possiamo diffondere la speranza che nasce dal sentirsi accolti, amati e perdonati.

 

PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUÒ

pregare PER IL CLERO dicendo: Cuore di Gesù, i pastori del tuo popolo guardino alla tua ca­rità per apprendere a fare dono della loro vita.

  • ricevere il 7 novembre, primo venerdì del mese, la Comunione in riparazione dei peccati contro la speranza.

  • recitare per la Chiesa, ogni giorno, almeno una decina del ROSARIO meditando uno dei Misteri dolorosi.

 

 

MEDITA LA PAROLA DI DIO

Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3)

– Cosa vuole dirti il Signore?

– Cosa dici tu al Signore?

 

UNA MANIERA TRINITARIA DI FARE

L'OFFERTA DELLA GIORNATA

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese:

Intenzioni affidate aIl'AdP dal Papa e dai nostri Vescovi:

(forma estesa)

Gen. – Perché la testimonianza di amore offerta dai Santi fortifichi i cristiani nella dedizione a Dio e al prossimo, imitando Cristo, che è venuto per servire e non per essere servito.

Miss. – Perché le comunità cristiane dell'Asia, contemplando il volto di Cristo, sappiano trovare le vie più consone per annunciarLo alle popolazioni di quel vasto continente, ricco di cultura e di antiche forme di spiri­tualità, nella piena fedeltà al Vangelo.

Vesc. – Perché l'esperienza della misericordia di Dio ci renda capaci di diffondere nel mondo la speranza che nasce dal sentirsi accolti, amati e perdonati.

 

 

UN TESTO

PER

MEDITARE

 

A MANI VUOTE DAVANTI AL SIGNORE

 Ora qui tutto è pace. La pace è frutto della purificazione del cuore, che è avvenuta attraverso il fuoco. Ma questo fuoco che consuma non è proprio la fede? Sì, adorare è lasciarsi avvolgere dalle fiamme della fede, è lasciarsi guidare dalla luce del fuoco. Una luce fatta di chiaroscuri; una luce che dà colore, ma che produce anche oscurità.

Il cammino per raggiungere Dio è un cammino nelle tenebre:

Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce (v. 2),

e al tempo stesso è un cammino di luce. Una luce che non si riesce mai a definire. Questo è il cammino della fede.

Adorare è provare certezza e dubbio, è avere l'impressione che la nostra preghiera sia inutile, che non ci sia una via d'uscita, che tutto sia senza una ragione.

Che strana sensazione stare davanti a Dio e non poterne fare a meno! Dice il salmista: «Come la cerva anela ai corsi delle acque, così l'anima mia anela a te, o Dio!» (Sal 42,2).

L'adorazione è veramente l'esperienza di un distacco totale da tutte le cose, non cercare nessun appoggio, perché tutto sembra scomparire davanti ai nostri occhi:

Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da lungo tempo (v. 6).

Che cosa ci resta veramente nell'adorazione se non solo la fede? L'adorazione è l'atto più coinvolgente per l'uomo; è l'atto del suo abbandonarsi al di là della ragione, al di là di ogni sua esperienza sensibile ed emotiva; è affidarsi a un Dio che sembra non vedere e tacere; è come un cadere nel vuoto. Ma tutto questo non è altro che l'occasione per scoprire la speranza.

Adorare è vivere la speranza, perché questa non ha nessun aggancio umano. La speranza è di Dio, e l'uomo la vive nella misura in cui sperimenta tutta la propria povertà.

Sono le nostre mani vuote che ora si possono riempire di Dio. La fede è la nostra risposta al mistero di Dio, è l'accettazione del-la nostra povertà, il superamento della pau­ra di precipitare in un abisso, l'affidarci soltanto a Dio.

Ma la fede implica per noi la rinuncia a tutto quello che vorremmo gestire autonomamente nella nostra vita. I nostri sentimenti potranno mai arrivare a darci Dio, oppure creeranno in noi soltanto delusione e fatica?

Solo l'accettazione del nostro morire ci rende capaci di vivere l'esperienza di Dio. E attraverso questa fede che noi conosciamo il suo amore e non temiamo alcun male:

«Mia parte è il Signore - io esclamo -, per questo in lui voglio sperare» (v. 24).

Siamo davanti al cuore di quel Dio che ci conosce, che riversa su di noi tutta la sua carità, la sua tenerezza.

Veramente all'uomo non rimane altro che la misericordia del Signore. Quando l'uomo è spogliato di tutto, quando il tutto è diven­tato il nulla, a lui non resta più assolutamente nulla, nessun altro appoggio se non Dio. La nostra debolezza umana coincide con la grazia di Dio.

E proprio questo senso d'impotenza che definisce la nostra debolezza, che manifesta la presenza consolatrice e sanante del Signore. Questo è il momento di far posto a Dio nel-la nostra povertà. L'uomo scopre di non avere più nessun appoggio se non Dio. Sì, la speranza viene solo da Lui. L'uomo ora può risorgere da qualsiasi morte che lo tormenta, perché ora, nella sua disperazione, può sperimentare Dio.

Dal libro di Luigi Oropallo, Eucaristia nostra speranza, Ed. AdP, 2007

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