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Settembre 2008 |
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PREGARE CON FEDE Spesso la nostra esperienza sembra contraddire la promessa del Signore, che siamo esauditi quando chiediamo qualcosa nel suo nome. Abbiamo chiesto, ma non abbiamo ottenuto. Abbiamo cercato, ma non abbiamo trovato. Abbiamo bussato, ma la porta non si è aperta. Potremmo sentirci scoraggia-ti. Dovremmo, invece, riconoscere che non possiamo determinare i tempi e i modi in cui Dio intende esaudire la nostra preghiera, né possiamo imporgli la nostra impazienza. Evitiamo di lamentarci o arrabbiarci, perché non abbiamo ottenuto ciò che desideravamo. Crediamo piuttosto che saremo esauditi, anzi che siamo già stati esauditi, e ci renderemo conto che in realtà è proprio così. La forza e il potere della preghiera provengono dalla fede nella bontà di Dio e nel suo amore. La fiducia filiale in Dio è la condizione fondamentale per l'efficacia della nostra preghiera.
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre, Intenzioni affidate all'AdP dal Papa:
E dall'Episcopato italiano:
PER ESTENDERE LA PROPRIA PREGHIERA APOSTOLICA SI PUO'
MEDITA LA PAROLA DI DIO
UNA MANIERA TRINITARIA DI FARE L'OFFERTA DELLA GIORNATA Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua ad offrirsi a te nell'Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese: Intenzioni affidate all'AdP dal Papa e dai nostri Vescovi: (forma estesa) Gen. – Perché coloro che a causa delle guerre o dei regimi oppressivi sono costretti a lasciare la propria casa e la loro patria siano sostenuti dai cristiani nella difesa e nella tutela dei loro diritti. Miss. – Perché ogni famiglia cristiana, fedele al sacramento del matrimonio, coltivi i valori dell'amore e della comunione, sì da essere una piccola comunità evangelizzante, aperta e sensibile ai bisogni materiali e spirituali dei fratelli. Vesc. – Perché il lavoro, riconosciuto come elemento fondamentale della partecipazione dei singoli alla vita sociale, sia garantito, tutelato e remunerato in modo adeguato.
IL DIALOGO CON SE STESSI Affinché io (emittente) possa comunicarmi a te (ricevente) devo conoscermi. Il possedermi è condizione previa al consegnarmi. Devo rimanere in contatto con me stesso (io-emittente) per entrare in contatto con te (tu-ricevente). Sembra ovvio (e quindi non è necessario insistervi) che io debba conoscere chi sono realmente e cosa sento davvero in me, per potertelo comunicare; se non so cosa mi succede dentro, come potrò comunicarlo a un altro? Se per la comunicazione o le relazioni interpersonali è necessario saper ascoltare e avere un atteggiamento di rispetto, accoglienza e accettazione dell'altro, per la comunicazione con se stessi queste disposizioni non sono certo meno importanti: ho bisogno di ascoltarmi, accogliermi, rispettarmi e accettarmi, per poter dialogare con me stesso, nella mia verità. La comunicazione con se stessi consiste, semplicemente, nell'esser consapevoli di sé: non in modo egoistico, ma come mezzo per aprirsi agli altri e favorire la relazione. Ho già detto che il dialogo con se stessi è condizione previa al dialogo con gli altri. Di fatto, i due processi sono paralleli e simultanei: comunicare con un altro è simultaneo al comunicare con se stessi. È facile osservarlo: sarò sensibile ai sentimenti dell'altro nella stessa misura in cui sono sensibile a me stesso, ai miei sentimenti; solo se sono in sintonia con le mie personali sensazioni, sarò capace di percepire le sensazioni degli altri. Di fatto, quando tengo in considerazione i miei sentimenti e le mie sensazioni, vado sviluppando anche la mia capacità di tenere in considerazione i sentimenti e le sensazioni altrui. Ciò appare piuttosto logico: se ho difficoltà a percepire ciò che è a me sommamente vicino, cioè me stesso, come potrò non aver difficoltà a percepire coloro che non mi sono così vicini? Il dialogo con gli altri, a sua volta, mi aiuta a entrare in contatto con i miei sentimenti personali. Sono due processi simultanei. E dunque necessario vi-vere in dialogo con se stessi, crescere nella consapevolezza di chi siamo e di ciò che vogliamo, per migliorare così le nostre relazioni interpersonali. La comunicazione consiste in un dare e ricevere, emettere e cogliere. Comunicare è un modo di donarsi, di darsi ad un altro. Affinché noi ci si possa dare, deve esserci qualcuno disposto a riceverci; diversa-mente, se nessuno accoglie la nostra comunicazione, questa finisce col ridursi ad un triste monologo. L'accoglienza della nostra comunicazione è compito e responsabilità del tu-ricevente; cercare di ricevere e accogliere se stessi è invece responsabilità e compito dell'io-emittente. L'accettazione di sé è la grande dinamica liberatrice e creatrice della nostra autentica identità. La nostra felicità personale dipende dalla realizzazione e dall'attuazione di ciò che realmente siamo. Anche il vero equilibrio psicologico e la salute mentale consistono in questo; inoltre, a mio avviso, è questa l'autentica e più umana santità. Dal libro di Maite Melendo, Passione per la vita, Ed. AdP, 2007. |
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