APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

MAGGIO 2002

ADORARE E' ... 

Ogni adorazione fa raccontare che l'esperienza del dolore non è fine a se stes­sa ma è preludio ad una gioia eterna: quella della Pasqua.

Tutte le situazioni di dolore che portiamo nelle nostre adorazioni dobbiamo illuminarle della luce della Pasqua: l'uomo dei dolori, che non ha apparenza umana, davanti al quale ci si copre la faccia perché è troppo disgustoso, sporco, rifiutato da tutti, e che al termine della sua vita grida: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», quest'uomo è colui che ci salva.

 

Ogni adorazione ci fa raccontare che il Sofferente dà valore ad ogni forma di sofferenza e che questa non è punizione di Dio.

Come potrebbe essere il male dell'uomo punizione di Dio quando egli è stato creato da Lui come sua immagine e somiglianza?

Anche per noi, come per gli apostoli, è insopportabile l'idea della sofferenza e di Gesù sofferente. Il servo di Jahvè che deve molto soffrire è insopportabile.

Non è facile accettare un Dio debole. Il volto del Cristo è volto debole, amabile, che non si difende, mentre noi abbiamo bisogno di apparire e di appartenere al gruppo dei «vincenti». 

(da: Davanti al Signore, di L. Oropallo ed. AdP)

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