I LIBRI POETICI E SAPIENZIALI
GIOBBE |
Giobbe
vive ricco e felice, ma Dio permette a Satana di tentarlo per vedere se
gli resterà fedele. Colpito negli averi, nei figli ed infine sulla
propria carne, Giobbe respinge la moglie che lo consiglia di maledire Dio.
Entrano in scena 3 amici e poi un 4 che esprimono lo stesso concetto: se
Giobbe è stato punito è perchè ha peccato. Giobbe protesta la sua
innocenza e aspetta da Dio, che alla fine gliela concederà, la ricompensa
terrena. |
SALMI |
Sono
150 e possono essere divisi in: INNI, salmi di lode a Dio; SUPPLICHE o
salmi di sofferenza che non lodano Dio ma si rivolgono a Lui per cercare
di commuorverLo ed ottenere il Suo aiuto nei momenti di difficoltà;
RINGRAZIAMENTI a Dio che ha esaudito una preghiera. |
PROVERBI |
Il
libro rappresenta parecchi secoli di riflessioni dei sapienti; la prima
raccolta e più famosa è quella con il nome di “proverbi di
Salomone”. Questi insegnamenti sono stati sicuramente superati da quelli
di Cristo, anche se alcune massime annunziano già la morale evangelica |
QOELET |
Significa
“il predicatore”. Non segue uno schema ben definito, ma variazioni su
un unico tema: la vanità delle sorti umane. Il mistero dell’aldilà lo
tormenta senza che l’autore riesca a trovare una soluzione, l’unica
soluzione senbra essere la fiducia in Dio. |
CANTICO
DEI CANTICI |
Significa
“il più bel cantico”. Non vi è altro libro della Sacra Scrittura di
cui siano state proposte interpretazioni così diverse tra di loro ed è
l’unico che non parla mai di Dio, ma la Chiesa basandosi sulla
tradizione, lo ha sempre considerato parte della Scrittura. E’ una
raccolta di canti che celebrano l’amore reciproco e la fedeltà
culminante nel matrimonio. |
SAPIENZA |
è
composto in tre parti: la prima mette a confronto la sorte dei giusti e
degli empi durante e dopo la vita. La seconda l’origine e la natura
della sapienza, con i modi per ottenerla, la terza parte magnifica la
sapienza di Dio. |
SIRACIDE |
Il
protagonista, Ben Sira, oppone con tutta la sua forza la tradizione
giudaica all’introduzione dei costumi stranieri imposta da Antioco
Epifane (175-163). Riflette sulle grandi figure del passato e ricorda le
opere che Dio ha compiuto per il suo popolo. Non da però spazio alla
speranza di una salvezza futura. La liberazione sarà ricompensa della
fedeltà alla legge e non opera d’un Messia salvatore. |
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