2
dicembre 2001
Fatto
di nuovo
Quando Geremia s'interroga sulla storia di Israele e non comprende certi dolorosi cambiamenti di rotta, Dio lo conduce nella bottega di un vasaio.
«Ecco,
come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di
Israele» (Ger 18, 6)
E
quando, tra le mani del vasaio, il vaso si rompe ed elude il disegno primitivo,
Geremia vede che il vasaio non distrugge la creta, ma con la stessa tenta di
realizzare un altro vaso.
Mai
Dio abbandona la sua creta.
Ha
sempre la speranza di poter trarre fuori qualcosa da quella creta.
Quella
creta Lui l'aveva fatta nel Genesi della vita: «E allora il Signore Dio plasmò
l'uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di víta» (Gn
2, 7) e ne aveva ottenuto uno strano impasto di polvere e spirito.
Dio
sa rifare l'impasto e non si scoraggia mai.
«In
verità, in verità vi dico, se uno non nasce da acqua e da spirito non può
entrare nel Regno di Dio» (Gv 3, 5): è
come se lo dovesse generare di continuo.
L'uomo
- polvere e spirito - può fuggire dove vuole, può bestemmiare come vuole, può
nascondersi dove vuole, ma la speranza di Dio e la Sua confidenza lo, inseguono
ovunque lo attendono.
Egli
sa fare tutto ciò perché è l'Amore.
L'uomo
invece non sa confidare in Dio, ma deve imparare: ne va di mezzo la vita.
Dio
significa pace, gioia, serenità, sicurezza, forza.
Non confidare significa solitudine, tristezza, paura.