23 settembre 2001

La strada dell'amore

 Davanti al fratello che pecca,. che mi ferisce, che mi insulta, che mi deruba, non posso non dire «ho ragione». Non posso chiudere gli occhi cercando di trovare delle scuse. Sì, è vero: lui mi sta facendo del male, lui mi sta derubando, lui mi sta schiaffeggiando. E lo dico e lo penso a mente fredda, perché la verità è la verità. Ma anche a mente fredda continuo: pur vedendo chiaramente che tu hai torto ed io ho ragione, non invoco la ragione, non invoco la giustizia, ma mi impegno sulla difficile strada dell'amore. Altrimenti non potrò mai uscire dal dilemma perché alle mie ragioni lui, il fratello, opporrà le sue, fino all'infinito.

E qui ricordiamo una cosa: che è in nome della giustizia che si fecero le guerre; è per difendere la verità che si scannarono tanti uomini, perché ognuno ha la sua verità da difendere.

Ma il pensiero di Gesù è un altro, e lo dovremmo finalmente capire.

Gesù superò la giustizia con l'amore, vinse la verità col sacrificio di sé.

Però ora tocca a noi usare lo stesso «trucco», la stessa misura, coi fratelli il cui lezzo ci renderebbe insopportabile il perdono.

D'ora innanzi, incontrando qualche ladrone, qualche Maddalena, qualche Pietro a cui dover perdonare la vigliaccheria, i furti o la mala vita, sapremo come comportarci.

Invece di tirare sassi e fare ciò che proponevano i giudei a Gesù, davanti all'adultera, ci toccherà dire: «Donna.... chi ti condanna?», «Nessuno». «Ebbene nemmeno io ti condanno; va' e non peccare più» (Gv 8, 11).

Fuori di questa maniera d'interpretare i fatti e la vita, ricadiamo non in quella Chiesa «giuridica», «incapsulata», «morta», ma... nel nostro miserabile cuore, che invece di ascoltare Gesù continua a odiare, come i farisei di tutti i templi e santuari di questo mondo.

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