10
febbraio 2002
Il
premio
"Non
si è castigati per le nostre azioni, ma si è castigati da esse. Come da esse
si è premiati".
Com'è
vera questa sentenza.
Le
nostre azioni contengono il castigo e il premio dal modo in cui vengono fatte.
Tu
fai la guerra?
E
la guerra ti reca la giusta ricompensa in rovine, odio, distruzioni.
Non
occorre punire chi ha scatenato l'odio.
Ci
penserà l'odio stesso a ricompensarlo.
Tu
avveleni l'aria coi tuoi prodotti micidiali ed essi ritornano a te
distruggendoti i boschi e consumandoti il sangue.
Tu
ti dai al vizio della gola e il tuo vizio distrugge la tua salute.
Tu
ti droghi ed il tuo cervello si spappola.
Tu
ti impossessi d'un paese intero e togli la terra ai contadini e i contadini ti
faranno la rivoluzione e un giorno ti uccideranno.
Tu
perverti il tuo sesso e fai dell'amore un bene di consumo: non stupirti se la
natura, irata, si vendica con te.
No,
uomo, non c'è bisogno di dire: «Dio ti punisce».
Questo
lo dicevano gli antichi, i medievali.
Erano
bimbi.
Tu
dì invece: «Mi punisco da solo; meglio: sono le mie azioni che mi puniscono».
Credimi,
uomo, la gran parte del male che c'è nel mondo e che vi turba, vi scandalizza,
ve la procurate con le vostre mani, coi vostri pensieri perversi, con la vostra
sete di potere e con la vostra libidine di piacere.
Non
chiedetevi se è Dio quello che calpesta il tino della vendetta ma fate in modo
di vivere disarmati per non assistere a qualcosa di peggio.
E
cercate la pace.
E’ sempre così: Dio propone la pace, perché non vogliamo provarci?