13
ottobre
Il
distacco
Povertà
è povertà, e resta povertà; e non è sufficiente fare il voto di povertà per
essere poveri in spirito.
Se
è vero, com'è vero, che la perfezione della legge sta nella carità, tale
perfezione deve investire in pieno i miei averi, le mie ricchezze; altrimenti
non conoscerò la beatitudine.
Se
amo, se veramente amo, come potrò sopportare che un terzo dell'umanità sia
minacciata di morire di fame, mentre io conservo tutta la mia sicurezza e la mia
stabilità economica? Facendo così, sarò forse un buon cristiano, ma non sarò
certamente un santo; ed oggi c'è inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo
ha bisogno di santi. So che ciò che dico è grave, e so anche che nel mondo non
è facile attuarla.
Chi
ha cambiato il vecchio tavolo di casa sua per un altro, insignificante, sono io;
chi ha vissuto per anni dietro la maschera del «piacere agli altri» sono io;
chi ha speso denari, e non solo suoi, per cose “non vere” sono io.
Eppure,
nonostante questo, non posso tacere; e ai vecchi amici debbo dirlo: badate alla
tentazione delle ricchezze. molto più grave di quanto appaia oggi ai cristiani
benpensanti.
Ora
che la solitudine e la preghiera mi hanno aiutato a vedere più chiaro,
comprendo perché contemplazione e povertà sono inseparabili.
Non
si può giungere all'intimità con Gesù operaio a Nazareth, con Gesù apostolo
che non ha ove posare il capo, con Gesù crocifisso, senza aver operato in noi
quel distacco dalle cose, da Lui così solennemente proclamato e vissuto.