18 agosto

 L'amore di Dio in noi

 Quando l'uomo, sulla terra, ha raggiunto la contemplazione, vive la contemplazione, è finalmente placato, placato come un bimbo sul seno di sua madre (cf. Sal 131, 2b).

Calamitata dall'amore di Dio, la navicella del suo amore, come la navicella dell'astronauta, ha superato il muro del suono (difatti non ha più bisogno di molte parole per spiegarsi), è entrata in orbita, come un piccolo pianeta attorno al sole di Dio.

Può dire con il salmista: «Ho pacificato la mia anima» (Sal 131, 2a).

Non si sente più lui il centro del cosmo ma sente e capisce vitalmente che il centro di tutto è Dio.

L'anima in orbita attorno a Dio incomincia ad avvertire che esiste un'altra stabilità, diversa da quella conosciuta, provata marciando sulla terra, un'altra pienezza, un'altra dimensione. Soprattutto, un'altra «pace».

E’ quella pace promessa da Gesù: «Io vi do la mia pace, non quella che dà il mondo» (Gv 14, 27).

E questa pace comunica all'anima un tale senso di «vita nuova», una tale «casta gioia», pur nelle tremende prove del volo spaziale attorno a Dio, una tale ricchezza di speranza in ciò che «sta per venire».

In fondo, qual è la vera difficoltà a vivere quaggiù?

Non è il superamento del dolore, della paura, del male, della vecchiaia e della morte? Ebbene, l'aver trovato ciò che ci fa superare questi aspetti negativi del nostro pellegrinaggio terreno, ciò ci aiuta a sorridere pur tra le lacrime, a sperare anche davanti alla dissoluzione lenta di noi stessi, che ci fa essere certi della vita pur nella morte, significa avere esperimentata in noi la vittoria portata da Cristo sulla terra.

«Io ho vinto il mondo» (Gv 16, 3 3).

La vittoria di Cristo è l'Amore comunicato a noi nella sua dimensione divina, che si chiama «carità». Chi ha in sé la carità, ha Dio.

indice Carlo Carretto 2002