24 marzo 2002

Lasciarsi fare

La contemplazione comincia quando tu non mediti più, non interroghi più ma... ti lasci fare.

Elia si lascia fare, e giungendo all'Oreb, dopo la purificazione del deserto, è pronto alla rivelazione di Dio.

""Esci e sta' sul monte, innanzi a JHWH". Ecco JHWH passò. Ci fu un vento grande e gagliardo da scuotere i monti e spaccare le pietre innanzi a JHWH. Ma JHWH non era nel vento...

Dopo il terremoto un fuoco, ma JHWH non era nel fuoco.

E dopo il fuoco, il sussurro di un vento leggero.

Appena ebbe sentito questo, Elia si coprì il volto con il mantello, usci e si fermò all'ingresso della spelonca.

Ed ecco una voce che gli diceva: "Che cosa fai qui, Elia?"" (1 Re, 19, 11-13).

Preferisco fare come Elia: attendere la sua venuta nella grotta dell'Oreb.

La contemplazione, che è passiva, è la venuta di Dio in noi come conoscenza. Dio si fa conoscere «com'è», non come ci può apparire dall'esterno.

E' nella contemplazione, che realizzo la pienezza della mia vita terrena e mi nutro di autentica vita eterna, perché sono destinato alla vita eterna.

Tutto il resto verrà, perché è poca cosa in confronto della vita eterna. «Cercate il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in soprappiù» (Mt 6, 33).

No, non è nel fuoco, non è nel terremoto, non è nel vento che Elia realizzerà se stesso, ma nel silenzio Quel silenzio onorato dalla Presenza di Dio, dove tu hai sentito fa tua anima ridotta ad un debole e fragile stelo. Ma uno stelo capace di riempirsi della rugiada i Dio e divenire spiga per il granaio di Dio.

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