28 luglio
La
prova della nostra maturità
Se
il figliol prodigo, che è in ciascuno di noi, non aveva conosciuto bene suo
padre prima della sua partenza da casa, al suo ritorno e ridotto in quello stato
capirà chi era ed avrà tutti i dati per riscoprirlo nell'immenso dono della
sua misericordia, ora svelata.
lo
credo che mai Dio si riveli meglio all'uomo come nell'abisso della miseria
dell'uomo.
E’
proprio a Babele che Israele riscopre il suo Dio ed è in quella spaventosa
solitudine ed oscurità che nascerà in lui la vera speranza.
La
speranza che reggerà il piccolo «resto» e lo preparerà ad accogliere
finalmente i tempi messianici.
E
i tempi messianici sono anche per noi sempre alle porte perché non siamo
diversi da Israele.
Anzi
dobbiamo dire che ognuno di noi è Israele.
E
come Israele ha scoperto il vero mistero di Dio nella propria debolezza, anche
noi lo riscopriremo sulla stessa strada.
Il
cammino che dobbiamo fare nella città terrena per renderla il più possibile
somigliante al disegno che abbiamo in noi della città celeste, ci rivelerà il
nostro vero volto, sarà come la prova della nostra maturità od immaturità, la
spinta a far sempre meglio, il richiamo alla verità e, più di tutto, la sete
di trovare dentro il nostro mistero di uomini la sorgente dì quella vita divina
che è la sola capace dì realizzare le cose impossibili su questa terra: una
vita d'amore tra uomini liberi.
E’
un'utopia?
Certo
è un'utopia.
Tutto ciò che Dio propone all'uomo è così grande da essere catalogato come utopia.