3
febbraio 2002
La
risposta
Charles
de Foucauld è sullo stesso sentiero di Francesco d'Assisi.
Come
Francesco è un convertito; come Francesco è un povero; come Francesco non
vuole né opere né case, ma testimonianza. Come Francesco vive in momenti
difficili per il mondo e per la Chiesa.
Mi
sono chiesto tante volte il motivo di questo riavvicinamento così naturale e
direi d'obbligo tra il mistico sahariano e il santo d'Assisi.
La
risposta mi sembra ora semplice.
Entrambi
vissero epoche storiche con le stesse contraddizioni sociali religiose e sotto
la spinta di un autentico ritorno al Vangelo.
Tanto
Francesco quanto Charles de Foucauld, sforzandosi di vivere il Vangelo e amando
alla follia Gesù di Nazareth, trovarono la risposta alle esigenze del loro
tempo.
Ed
essendo entrambi terribilmente umani, riuscirono a condensare in due idee forza
la complessità della ricerca e le contraddizioni del tempo: l'idea della povertà
e l'idea dell'amore universale.
Qui
sta il segreto di entrambi, segreto che li rende così simpatici a tutti e
capaci di rovesciare la vita di molti che hanno la ventura di avvicinarsi a
loro.
Sono
poveri, credono alla povertà, vivono da poveri. in più sanno amare, amare
senza frontiere e capaci di raggiungere tutti gli uomini, al di là di ogni
razza, di ogni cultura, di ogni religione.
Povertà è amore per Gesù, il povero: vuol dire accettazione volontaria di un limite. Gesù voleva essere povero per condividere i limiti dei poveri, per sperimentare sulla propria pelle la dura realtà che pesa sull'uomo che cerca il pane, per sentire nel suo animo l'incertezza straziante di colui che non ha niente. Il Vangelo esalta (elogia) questa povertà vissuta per amore.