14 dicembre
L'inno della materia
È necessario lasciarsi tentare dal senso dell'immanenza di Dio e vedere Dio ovunque: Dio nelle cose, Dio nella natura, Dio in ogni luogo, come diceva il vecchio catechismo di Pio X. Non abbiate paura di esagerare.
Il personalismo cristiano, con la realtà della Trascendenza e la contemplazione della Trinità, vi condurrà fuori dai pericoli dell'immobilità, dell'immanenza, e vi farà esclamare: «Padre nostro che sei nei cieli», riportandovi continuamente, con la sua dinamica, alla pienezza della rivelazione di Gesù.
Ma bisogna cominciare con 1'esperimentare Dio nella natura, nell'incontro con gli uomini, nella ricerca scientifica, nell'impegno sociale, nei fenomeni fisici, nello splendore dei tramonti, nella potenza del mare, nel chicco di grano che muore.
L'ateismo moderno si è troppo nutrito della pietà infantile del Medioevo dove tutto era Trascendenza, e la stessa Incarnazione aveva paura del corpo degli uomini e della dinamica dell'Evoluzione.
Ecco perché, nelle Università, le facoltà più pericolose per la fede sono proprio le facoltà di medicina, di fisica, di chimica, di biologia, cioè quelle che toccano più da vicino il creato, la materia.
Ma il giorno in cui ‑ ed è vicino ‑ avremo trovato un linguaggio nuovo, e lo Spirito si poserà sui ricercatori con la violenza con cui si è posato su Teilhard de Chardin là nel deserto, quando ha avuto l'esperienza della Materia e ha sentito che la pietra, su cui aveva posato il capo per trascorrere la notte, era viva e piena della stessa presenza di Dio, si metteranno a cantare, come lui, l'inno della materia, come un commento maturo, del mondo moderno, al libro del Genesi.