26 ottobre

 Vivere di fede

 Quell'uomo «vestito di bisso e porpora che dava sontuosi banchetti», per aver negato a Lazzaro «le briciole che cascavano dalla sua mensa», morendo viene «sepolto nell'inferno» (cf. Lc 16, 19‑22 secondo la Vulgata).

Tra i tormenti si ricorda di avere a casa sua altri cinque fratelli e, preoccupato della loro salvezza, dice ad Abramo: «Permetti che Lazzaro si rechi a casa mia... perché anch'essi non venano in questo luogo di tormenti».

Ma Abramo risponde: È inutile. «danno Mosè e i Profeti, ascoltino quelli» (Lc 16, 27‑29).

E l'altro: «No, Padre Abramo, ma se un morto andrà da loro, faranno penitenza» (v. 30).

E Abramo: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti non crederanno neppure ad un morto risuscitato» (v. 31).

Quante volte abbiamo pensato le stesse cose del Ricco Epulone! Ma se un morto venisse! No, è inutile, non crederanno neppure ad un morto risuscitato, dice Gesù.

Immaginiamo davvero che vena questo famoso morto a parlarci dell'al di là. Che vena in una notte mentre siamo soli in camera. Immaginiamo che ci parli, che ci dica tutto.

Ebbene, prima ancora dell'alba, superato lo choc della sorpresa, incominceremmo a pensare tra noi: «Ieri sera non ho digerito bene. Ho fatto un sogno, un brutto sogno...».

E dopo aver preso un buon caffè, ricominceremmo da capo a vivere colpe abbiamo vissuto prima... né più né meno.

Non esiste mezzo umano per sostituire la fede, per esimerci dall'atto di fede, per trovare una scappatoia qualsiasi a questa tremenda fatica di «vivere di fede».

indice Carlo Carretto 2003