5 dicembre
Contro ogni speranza
Faceva caldo quel giorno, quando Abramo era seduto vicino alle Querce di Mamre.
Alzando gli occhi guardò.
Ed ecco tre uomini in piedi.
Gli stavano davanti.
Appena li vide s'inginocchiò a terra e disse:
«O Signore mio... ,
non passare ti prego senza fermarti.
Vi porterò un po' d'acqua, vi laverete i piedi, e vi riposerete all'ombra. Vi porterò un boccone, vi rifocillerete e poi andrete oltre. Non per caso, non per niente, siete passati oggi davanti a me» (cf Gn 18, 1-5).
Quant'è stupenda questa visione di Abramo alle Querce di Mamre! Ecco che i tre uomini parlano, si riposano, si rifocillano e fissano Abramo che li guarda felice. Gli occhi dei tre sono gli occhi di uno solo! E il Signore!
Sono gli occhi di chi, tempo prima, aveva chiesto a lui, al patriarca, di lasciare la sua terra, la terra di Ur, perla terra di Canaan. «Lascia la tua terra e va'» (cf. Gn 12, 1).
E lui l'aveva lasciata, era partito.
Ora è un incontro più ravvicinato, più intimo.
Signore cosa non mi hai dato? Tende, cammelli, tappeti, pecore, ricchezze...
Non mi hai dato però ciò che desidero di più e un giorno i miei averi passeranno ad un estraneo ed io morirò senza discendente. No, Abramo... Tu avrai un figlio. La tua eredità non passerà ad un estraneo ma al frutto dei tuoi lombi: tu avrai un figlio.
E Abramo «credette al Signore e ciò gli fu imputato a giustizia» (cf. Gn 15, 1-6).
E nascerà Isacco anche se sembrava impossibile perché Sara, sua moglie, era sterile e lui, Abramo, era vecchio di cento anni.
Dio è il Dio dell'impossibile: è questo il fondamento della fede, il coraggio dell'uomo, la speranza contro ogni speranza.