21 marzo
Domanda e mistero
Ciò che è, ciò che mi circonda,
ciò che vedo, ciò che sento
è come una domanda misteriosa che mi è posta da Dio da tutti i tempi, e che attende da mela risposta.
Forse anche la stessa terribile domanda posta a Giobbe sul suo letamaio è domanda che proviene da Dio.
«Ho un figlio poliomielitico»,
«mia moglie è insopportabile»,
«la mia intelligenza è ottusa»,
«gli amici non mi capiscono», sono come domande poste da sempre al mio giorno che è spuntato oggi e che devo vivere.
Devo rispondere alla domanda postami da Dio in quella realtà dolorosa ‑ vero mistero oscuro ‑ e scoprire in esso, proprio in esso, la mia salvezza.
Perché è la mia salvezza contenuta in quella domanda.
La salvezza, tutta la salvezza, è contenuta nell'accettazione del mio mistero e, in esso, del mistero di mia moglie o di mio figlio.
Il primo atteggiamento d'amore verso la creazione è accettare la creazione anche se mi appare strana, incompleta, qualche volta nemica.
Il primo atteggiamento d'amore verso i miei fratelli è quello di accettarli così come sono, anche se mi paiono terribilmente irrazionali, antipatici e talvolta nemici.
Prima di tentare di liberarmi dalla sofferenza che si è abbattuta su di me, prima di porre il mio intervento fattivo a correzione del male che mi circonda, devo abbassare il capo davanti al mistero, devo mettermi nello stesso atteggiamento del Cristo facendo mie le sue parole: «Signore, non la mia mala tua volontà si compia» (Lc 22, 42).
In fondo è un atteggiamento di confidenza in Dio, ed è proprio su questa confidenza che si basa il mio rapporto con Lui.