31 ottobre
La risposta di Dio
«Beati i poveri».
No, mio Signore, non ti chiedo più di essere ricco, ti chiedo di essere povero.
Non ti chiederò più la tua potenza, chiederò la tua povertà! Essa è la strada che ti conduce fino a me.
E' la tua povertà che mi salva, perché nella tua povertà l'amore Increato poté diventare uomo e divenire uno di noi: un povero.
Ma dove la povertà di Gesù tocca il punto più profondo ed entra nel vero mistero dell'amore di Dio è nell'obbedienza al Padre.
Gesù, davanti alla povertà dell'uomo, davanti al male, davanti al diluvio del dolore, non ha chiesto al Padre di cambiare le cose.
Gesù abbassa il capo e accetta il reale che lo stringe da tutte le parti come una piovra indescrivibile, un caos orrendo, una morsa mortale. divenuto, sotto il peso di tanto male, il vero «povero di JHWH», si getta a capofitto nell'immenso e misterioso mare della volontà di Dio, come Giona aveva simbolizzato, per lasciare a Lui e solo a Lui, Dio dell'impossibile, la soluzione delle cose insolubili e la sintesi di tutti gli opposti.
il Padre ha gradito questa obbedienza che risanava tutte le disobbedienze; questa umiliazione che cancellava tutte le rivolte; questo atto di giustizia che compiva ogni giustizia (cf. Mt 3, 15).
E «per la sua pietà il Padre l'ha esaudito» (Eb 5, 7). E per la sua morte lo ha esaltato.
«E gli ha dato il nome che è al disopra di ogni altro nome» (cf. Fil2, 8-9).
E lo ha risuscitato dai morti.
La risurrezione di Cristo è la risposta di Dio alla povertà dell'uomo, povertà accettata fino in fondo da Gesù.