6 febbraio
Il primato
Qui a Béni-Abbès, durante l'inverno, arrivano sovente tende di nomadi.
Sono i più poveri che non hanno più cammelli o capre da vendere, che non hanno più la forza di organizzare carovane e che cercano un punto di appoggio per innestarsi nella nuova realtà sociale che non è più fatta per il nomadismo.
Una mattina, una donna francese venuta qui per un ritiro spirituale, passa accanto ad una di queste tende.
Si ferma, conversa e conversando si accorge che una ragazza tuareg, esile come una candela, trema per il freddo.
E strano ma è così: nel deserto fa freddo nelle albe senza sole.
«Perché non ti copri?», le dice.
«Perché non ho nulla da coprirmi», risponde la fanciulla tuareg.
La donna francese, senza aver affrontato a fondo il problema se ne va... a pregare.
Entra nell'eremitaggio costruito dallo stesso padre de Foucauld, dove c'è il Sacramento esposto.
Si prostra nella sabbia, cerca il contatto con l'Eterno, cerca di... pregare.
« Non riuscivo ad andare avanti — mi confesserà —; son dovuta uscire, ritornare alla tenda é dare a quella fanciulla una delle mie maglie, Poi sono tornata, e sono riuscita a pregare».
Non si può pregare il Dio personale, cioè amare il Dio personale, e restare indifferenti avanti al fratello che soffre.
Non si può.
Chi prega e non soffre per il fratello che soffre, sta pregando un palo, un ombra non il Dio vivente.
Perché, se preghi il Dio vivente, tu che sei vivente, Lui, il Vivente, ti manda ai tuoi fratelli viventi.