30 gennaio
Perdonare veramente
Perdonare, perdonare veramente, significa, in fondo, convincersi che il male che ci han fatto ce lo meritavamo. Più ancora: che è bene soffrire in silenzio. Più ancora: che è riservata la beatitudine a coloro che sono perseguitati a causa della giustizia, come insegnò Gesù; che è stolto perdere la preziosità di simili istanti per un po' di vanità o di orgoglio umano.
Che cosa direbbe l'umanità se, seguendo Gesù sul Calvario, lo vedesse improvvisamente voltarsi adirato verso un uomo che gli ha dato un calcio e gridargli: «Sai chi sono io?».
No. Gesù non s'è voltato, per difendersi, verso coloro che lo insultavano; non ha gridato i suoi meriti o la sua identità alla folla che lo crocefiggeva; soprattutto non li ha odiati interiormente, pensando che li avrebbe condannati all'inferno quanto prima.
La novità dell'amore di Gesù sta tutta qui.
«Ma a voi che ascoltate dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano; benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi calunniano. A chi ti percuote su una guancia, porgi anche l'altra; e a chi ti prende il mantello, non impedire di toglierti la tunica» (Lc 6, 27-29).
E inconfondibile lo spirito di Gesù, è talmente unico!
«Abbiate in voi quel sentire che era in Gesù, il quale, sussistendo in natura di Dio, non considerò questa sua uguaglianza con Dio come una rapina, ma vuotò se stesso assumendo la forma di schiavo e, facendosi simile all'uomo, umiliò se stesso fattosi ubbidiente sino al punto di morire su una croce» (Fi12, 5-8).