9 gennaio

Pieno di speranza

I cristiani del nostro immediato passato potevano avere qualche angolo tranquillo ove posare lo sguardo e nutrire ottimi­smo: una Chiesa organizzata e trionfante, un numero discreto di fedeli, una civiltà che appariva cristiana, famiglie pie e ordinate.

Ma oggi!

No, con l'affievolirsi della "Chiesa-numero" sostituita dalla "Chiesa-segno", le cose sono cambiate e qualcuno non capisce più nulla.

Per chi guarda la realtà oggi senza spirito profetico l'ottimi­smo è veramente morto.

Ma lo sapete voi che dove muore l'ottimismo umano nasce la speranza cristiana?

L'ottimismo è fiducia negli uomini, nelle possibilità umane: la speranza è la fiducia in Dio e nella sua onnipotenza.

Tempo di Apocalisse quindi, cioè tempo in cui il credente guarda il Cielo prima di guardare la terra, cerca i segni dell'Avvento di Dio più che l'agitarsi dei popoli, conta sulla fedeltà di Dio più che sulla capacità o furbizia degli uomini.

E anche quando agisce, il suo spirito è saturo della fede in questa parola:

Maranathà! Vieni, Signore Gesù!

L'unica strada che Lui percorre per venire a noi e rivelarsi è quella che noi percorriamo per cercarlo. Noi lo troviamo nella misura in cui crediamo, né più né meno.

Dio ha stabilito che il colloquio con Lui avvenga nella fede, che la crescita in Lui si faccia nella speranza e che la rivelazione di Lui la si sperimenti nella carità.

E questo fino alla fine cioè fino all'ultimo giorno, il giorno in cui "risorgeremo dai morti".

indice Carlo Carretto 2005