13 agosto
Ore con Dio
Di giorno non ho mai avuto difficoltà a circolare tra gli uomini, ma la sera... sì, la sera ho sempre fatto in modo di mettere la mia tenda il più lontano possibile, per godermi un po' di raccoglimento, per gustarmi il «grande silenzio».
Quando scende il sole dopo la battaglia del giorno, nel deserto il vento si placa e così l'arsura. Sembra di ricominciare a vivere. È l'ora della pace! Tu accendi il fuoco.
E la prima cosa che devi fare per far bollire l'acqua per il brodo nel quale rompere il pane.
Ristorato dal brodo caldo e da qualche dattero, puoi lasciare il fuoco, sul quale getti i resti della legna che ti è rimasta, ad illuminare di luce fantastica la tua chiesa, sotto il cielo pieno di stelle.
Poi t'allontani un po', ti raccogli su una duna, o ti siedi su una roccia accogliente e, senza fretta, senza orologio, senza programma, ti metti a pregare.
Fratelli miei, non saprò mai dirvi con abbastanza forza cosa significhi restare così ore e ore con Dio, nell'immensità della notte.
Non privatevene, anche se vi costerà qualche sforzo iniziale e se dovrete rompere la freddezza dei primi incontri con la punta acuminata della vostra fede.
Non sarete soli nella battaglia. Qualche volta mi è toccato di passare un'ora prima di ritrovarmi, prima d'inserirmi con una certa realtà nella preghiera! Ho imparato anch'io cosa significhi lottare con l'angelo, come capitò a Giacobbe nella notte del passaggio.
Ho imparato a capire come sia necessaria la purificazione, nella preghiera, e come non bisogna scoraggiarsi dinanzi alle prime difficoltà. Ma ho anche imparato a sentire ciò che viene dopo la prima freddezza, ad avvertire i primi sintomi della pace di Dio, a far esperienza della Presenza di Dio, a godere della sua rivelazione.
Non c'è limite alla dolcezza della preghiera, come non c'è limite alla sua aridità: sono questi, due segni inconfondibili dell'azione di Dio in noi, e mai li potete tenere in mano, mai sarete capaci di prevedere cosa sta arrivando. L'azione è sempre in mano a Dio.