24 dicembre

Natale

Il Natale era vicino.

Avevo deciso di prepararmi alla festa in solitudine, e avevo scelto come luogo il pozzo di Ouarourout dove l'acqua era abbondante e una piccola grotta naturale poteva servire da cappella.

Il tempo non tardò a cambiare e il deserto divenne livido e freddo per la bruma alta che copriva il sole.

Ero nella mia grotta con il pastore Ali.

Avevo freddo.

C'erano le pecore e puzza di sterco.

Non mancava proprio niente.

L'Eucaristia, che avevo appeso al collo, m'impegnava a pensare a Gesù, presente sotto il segno del pane.

Scendeva la notte. Fuori la tempesta continuava a imperver­sare sul deserto.

Oramai nella grotta tutto era silenzio.

Le pecore riempivano lo spazio disponibile.

Alì dormiva sulla spalla di una grossa pecora. Ai piedi aveva due agnellini.

Io pregavo, ripetendo a memoria il vangelo di Luca: «Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c'era posto per loro nell'albergo» (Lc 2, 6).

Tacqui e rimasi in attesa.

Maria diventò la mia preghiera e me la sentii vicina, vicina.

Gesù era nell'Eucaristia proprio lì, coperto dal mantello.

Tutta la mia fede, la mia speranza, il mio amore erano in un punto.

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