18 giugno
L'incontro
Ci sono degli istanti in cui Dio ci conduce all'estremo limite della nostra impotenza ed è allora e solo allora che comprendiamo fino in fondo il nostro nulla.
Per tanti anni, per troppi anni, mi sono battuto contro la mia impotenza, contro la mia debolezza. Il più sovente l'ho nascosta, preferendo apparire in pubblico con una bella maschera di sicurezza.
E l'orgoglio che non vuole l'impotenza, è la superbia che non fa accettare di essere piccolo; e Dio, poco alla volta, me l'ha fatto capire.
Ora non mi batto più, cerco di accettarmi, di considerare la mia realtà senza veli, senza sogni, senza romanzi.
E un passo innanzi, credo; e se l'avessi fatto subito, quando imparavo a memoria il catechismo, avrei guadagnato quarant'anni.
Ora, l'impotenza mia la metto tutta in faccia all'onnipotenza di Dio: il cumulo dei miei peccati sotto il sole della sua misericordia, l'abisso della mia piccolezza in verticale sotto l'abisso della sua grandezza.
E mi pare essere giunto il momento d'un incontro con Lui mai conosciuto fino ad ora, uno stare assieme come mai avevo provato, uno spandersi del suo amore come mai avevo sentito. Sì, è proprio la mia miseria che attira la sua potenza, le mie piaghe che lo chiamano urlando, il mio nulla che fa precipitare a cateratte su di me il suo Tutto.
E in questo incontro fra il Tutto di Dio e il nulla dell'uomo sta la meraviglia più grande del creato.
E lo sposalizio più bello perché fatto da un Amore gratuito che si dona e da un Amore gratuito che accetta.
E, in fondo, tutta la verità di Dio e dell'uomo.
E l'accettazione di questa verità è dovuta all'umiltà ed è per questo che senza umiltà non c'è verità, e senza verità non c'è umiltà.