19 marzo
Senza misura
Dio si è rimesso nelle mani dell'uomo stando dalla sua parte.
Si è rimesso nelle mani del povero stando all'ultimo posto. Resta ancora qualcosa?
Sì, resta qualcosa.
La misura dell'uomo, la misura del povero è ancora una misura.
Poi c'è una «non misura », un amare «senza misura».
E l'accettare da parte dell'uomo di buttarsi nell'abisso dell'oscurità, nel creato senza trasparenza.
E l'accettare da parte di Gesù — il Figlio — di essere abbandonato dal Padre.
Il grido tragico che riecheggia nel tempo è il grido stesso di Cristo crocifisso:
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46).
Non ci sono ragionamenti che possano spiegare questa cosa.
E inutile tentare di capire, Dio tace. E tace anche quando si tratta del suo diletto, il suo Figlio unigenito Gesù. «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» e questo grido è il sunto di tutte le grida dell'umanità.
Dio tace.
E terribile il silenzio di Dio sull'oscurità dell'uomo.
Direi che ne diventa la sofferenza più grande. Certo ne è la prova più eroica.
E il «senza misura» richiestoci da Lui presto o tardi. Non cercate di capire, non ci riuscirete.
Non cercate di vedere, non vedrete.
Cercate di amare.
E nell'amore e solo nell'amore che può essere avvicinato Gesù Abbandonato e con Lui tutti gli abbandonati della terra.