7 gennaio
Sul cammino
È la storia di Israele che ritorna: l'esodo, il deserto, l'insicurezza.
Quando medito la Bibbia non riesco mai a liberarmi dal suo schema fondamentale anche perché sento che è lo stesso schema
attraverso il quale è passata e passa la mia vita. L'Egitto come luogo della schiavitù, l'esodo della liberazione attraverso il deserto, l'entrata nella terra promessa e la sua successiva conquista, la costituzione del regno in Gerusalemme, le nuove infedeltà a JHWH e la conseguente punizione con l'esilio a Babilonia, il ritorno del piccolo resto di Israele e l'inizio dei tempi nuovi con la venuta di Cristo.
E se la Chiesa, che è il nuovo Israele, non fosse sullo stesso cammino?
Non percorresse le stesse tappe nella sua storia?
Forse che non ha vissuto il suo esodo ed il suo deserto?
Forse che non ha conquistato la nuova Gerusalemme: Roma?
Forse che non ha compiuto, a volte, gli stessi peccati di eccessiva sicurezza in se stessa, di ricerca di potenza, di oblio dei poveri, e della rude vita missionaria?
Forse che, pur in buona fede, non si è adagiata nella valutazione eccessiva del visibile, dello sfarzo? Può darsi.
E potrebbe anche darsi che sia giunto il momento del nuovo
esodo, come dice Osea: ((laggiù in Egitto tornerai, Israele» (11, 5). Non so.
Per intanto sicurezza e splendore vengono meno e neppure
occorre parlare di deportazione in Babilonia dato che è la stessa Babilonia che si è trasferita nelle nostre città cristiane.
Noi cristiani d'ora innanzi dovremo considerarci in terra straniera, deportati idealmente nella Babilonia moderna, ridotti a piccole minoranze ma testimoni dell'Invisibile, non più padroni ma ospiti tra le genti, e recando con noi un messaggio che ha il potere di salvare tutti ed una speranza che è la sola speranza.