3 maggio

Essere bambini

Dio non è mai assente dalla nostra vita, non può esserlo, «in Lui siamo e ci muoviamo». Ma quali sforzi per ridurre ad abitudine queste verità! Quanti atti di fede per imparare a navigare nel mare di Dio ad occhi chiusi e con la convinzione che se anche affondiamo, affondiamo in Lui, nel divino eterno Presente. Fortunato colui che impara a vivere questa navigazione «in Dio» e che sa rimanere sereno anche quando la tempesta imperversa.

«Ti amo, JHWH, mia forza

JHWH mia roccia, mia fortezza, mio scampo...

Mi avvolsero frangenti di morte

e torrenti rovinosi mi hanno sgomentato...

Nella mia angoscia invocai JHWH

e al mio Dio gridai.

Ascoltò dal suo tempio la mia voce

e il mio grido gli giunge all'orecchio...

Stese dall'alto la sua mano e mi prese,

mi trasse dalle acque stragrandi» (cf. Sal 18, 2-17).

Davide conobbe questa drammatica navigazione e la sua anima fanciulla pare divertirsi nel battersi contro lo strapotere di Golia armato solo della sua debolezza (1 Sam 17).

Quanto è meraviglioso questo quadro in cui il fanciullo con cinque pietre vince il gigante! Ma il fanciullo "vive nel suo Dio" e sa che è sul suo Dio che pone la fiducia e quindi sull'Invincibile. E l'impossibile diventa possibile, e Golia è atterrato mentre Davide a quel ricordo canterà per tutta la sua vita.

«Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.

In pascoli di erbe fresche mi fa riposare,

ad acque di sollievo mi conduce,

ristora l'anima mia» (Sal 23).

E lo canterà anche quando non sarà più un fanciullo e la marcia si farà più dura e la fede più buia. Sì, perché più si va avanti e più c'è il pericolo "di non essere più bambini". E la fede, la grande fede, ha bisogno dell'infanzia spirituale.

indice Carlo Carretto 2009