1° novembre
Il tempo del chicco di grano
Il cammino dell'uomo non si compie solo su questa terra, come molti pensano.
E lo pensano al punto di porre il cimitero come il termine assoluto della marcia e la fine di tutto.
Questo è l'errore fondamentale.
E dire che il cimitero non è altro che un armadio dove de-poniamo il primo, e non il più importante, segno della nostra esistenza, come si depone un vestito vecchio.
La morte — dal momento che siamo eterni — non esiste se non come segno.
Esiste quel brutto armadio che ha il compito di avvertirci di cose importanti, di farci pensare un po' e farci riprendere una marcia che va oltre, ben oltre.
Insomma, la vita terrena è solo un primo breve tratto del cammino da compiere, e molto, molto incompleto.
E il tempo del «chicco di grano che muore» nella terra, è lo spazio di un giorno, oltre il quale ci sono i mille e mille anni di Dio.
Però è molto importante, perché in Dio tutto è importante.
Terminata la vita terrena, incomincia un altro periodo che ha altra forma, altri segni, ma che non è più eterna della prima, perché anche la prima era eterna, dato che il suo valore è rapportato da quella luce che riveste la sostanza dell'uomo e che Dio gli ha dato fin dal principio, quando veniva concepito.
Ti direi che la vita eterna, quella vera, è la stessa conoscenza di Dio, che aumenta durante il tuo cammino ma non cambia la natura delle cose.
E conoscenza prima della morte terrena ed è conoscenza dopo di essa, anche se si colloca in una diversa realtà.