29 agosto
Padre nostro
Ecco il dono della pace: la figliolanza di Dio, la consapevolezza autentica e profonda di essere entrati a far parte di una famiglia che ha Dio come padre e che vive già «nei cieli».
Penso che questo sia l'estremo dono all'uomo che vive su questa terra, il superamento della barriera terribile della paura e della morte, la vittoria radicale sulla sua angoscia di essere solo e di morire solo. Non per nulla questa verità entra a far parte dell'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato a dire:
«Padre nostro che sei nei cieli; sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6, 9-10).
Ed è, nello stesso tempo, lo stroncamento senza equivoci della sottile eresia sulla fede che separa la Trascendenza dall'Immanenza di Dio nel mondo.
Gli uomini di oggi, che hanno scoperto con più profondità alcune leggi della natura e del cosmo o che hanno seguito con più attenzione e conoscenza di causa il rapporto intimo che regge le cose, sono portati a negare l'azione diretta di Dio sulle cose stesse.
Come potete pronunciare queste parole di Gesù rivolte al Padre: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», se non credete più che Dio può intervenire nella fecondità dei campi e nel ritmo delle stagioni?
Come potrete recitare, dolorosamente ma con verità, la preghiera che Lui stesso ci mise sulle labbra: «Liberaci dal male», mentre entrate all'ospedale per una operazione grave, quando vi siete abituati a pensare e a credere che dipenderà tutto e solo dall'abilità del chirurgo?
Dio è mio padre!
E se è mio padre, interviene sempre per me, suo figlio...
Interviene nelle grandi come nelle piccole cose, interviene nel pane come nella salute, interviene nella mia vocazione come nella mia morte (cf. Mt 6, 2534).
La pace viene dalla certezza che queste cose sono vere.