27 giugno
Il mio posto
Quando ero partito la prima volta per l'Africa per farmi Piccolo Fratello di Gesł, avevo vissuto qualche tempo ad Algeri, Mi ricordo che nelle viuzze della Kasba, sul mezzogiorno, avevo notato il formarsi di una lunga fila di straccioni accanto al marciapiedi di un caseggiato solido come una fortezza. Ogni povero aveva la gavetta.
Vidi aprirsi una porta e comparire una suora tutta bianca con le due grandi cornette bianche e, vicino, un'enorme marmitta fumante. Era l'ora della distribuzione quotidiana dell'elemosina ed ogni povero partiva con una pagnotta e la minestra calda.
Cercavo il mio posto in mezzo a tutta quella povertą. Avevo abbandonato la mia patria spinto dal desiderio di svuotarmi per darmi al mio Dio, di cercare tra i poveri il volto crocefisso di Gesł, di far qualcosa per i miei fratelli pił derelitti e disprezzati, per trovare in essi e nell'amore per essi pił rapidamente l'unione vitale per l'Eterno.
Che cosa dovevo fare dunque? Dovevo anch'io aprire dei dispensari e dare, dare pane e cultura e medicine a quella povera gente? Qual era il mio posto nella grande opera evangelizzatrice della Chiesa? Cercai il posto di colui che mi aveva attirato in Africa, ķl padre de Foucauld.
Tutto piccolo, tutto umile con la gavetta in mano, lo trovai in fondo alla fila. Sorrideva con discrezione come se volesse scusarsi di essere anche lui lģ ad imbrogliare il terreno ed a complicare le cose. Indubbiamente, in quel momento, anche con tutta la mia paura di soffrire, con tutta la mia debolezza a sopportare il peso degli altri, il mio terrore a montare sulla croce, capivo che anche il mio posto era lą e che avrei cercato di seguire la turba restando mescolato ad essa.