25  dicembre

Dio divenne figlio

La Trascendenza è divenuta Incarnazione, la paura si è fatta dolcezza, l'incomunicabilità abbraccio.

Il lontano si è fatto vicino, Dio divenne figlio.

Capite quale rovesciamento si è compiuto?

Per la prima volta una donna potè dire in tutta verità: «Dio mio, figlio mio».

Ora non ho più paura. Se Dio è quel bimbo messo lì sulla paglia della grotta, Dio non mi fa più paura.

E se anch'io posso sussurrare accanto a Maria: «Dio mio, fi­glio mio», il paradiso è entrato in casa mia, recandomi veramente la pace.

Posso aver paura di mio padre, specie quando non lo cono­sco ancora, ma di mio figlio no.

Di un figlio che mi prendo in braccio, che mi struscio sulla pelle assetata di lui, di un figlio che chiede proprio a me prote­zione e calore, no.

Non ho paura.

Non ho più paura. La pace, che è assenza di paura, è ora con me.

Ora l'unica fatica che mi rimane è credere.

E credere è come generare. Nella fede continuo a generare Gesù come figlio.

Maria, credo come te che quel bimbo è Dio ed è tuo figlio, e lo adoro.

Adoro la sua presenza nella teca che porto sotto il mantello, dove lui è nascosto sotto il segno fragilissimo del pane, più fragi­le ancora della carne.

Sento te, Maria, che di tanto in tanto ripeti, come a Betlemme: «Dio mio, figlio mio».

indice Carlo Carretto 2011