25 dicembre
Dio divenne figlio
La Trascendenza è divenuta Incarnazione, la paura si è fatta dolcezza, l'incomunicabilità abbraccio.
Il lontano si è fatto vicino, Dio divenne figlio.
Capite quale rovesciamento si è compiuto?
Per la prima volta una donna potè dire in tutta verità: «Dio mio, figlio mio».
Ora non ho più paura. Se Dio è quel bimbo messo lì sulla paglia della grotta, Dio non mi fa più paura.
E se anch'io posso sussurrare accanto a Maria: «Dio mio, figlio mio», il paradiso è entrato in casa mia, recandomi veramente la pace.
Posso aver paura di mio padre, specie quando non lo conosco ancora, ma di mio figlio no.
Di un figlio che mi prendo in braccio, che mi struscio sulla pelle assetata di lui, di un figlio che chiede proprio a me protezione e calore, no.
Non ho paura.
Non ho più paura. La pace, che è assenza di paura, è ora con me.
Ora l'unica fatica che mi rimane è credere.
E credere è come generare. Nella fede continuo a generare Gesù come figlio.
Maria, credo come te che quel bimbo è Dio ed è tuo figlio, e lo adoro.
Adoro la sua presenza nella teca che porto sotto il mantello, dove lui è nascosto sotto il segno fragilissimo del pane, più fragile ancora della carne.
Sento te, Maria, che di tanto in tanto ripeti, come a Betlemme: «Dio mio, figlio mio».