17 luglio
La vita nasce dalla morte
Quando ho scoperto la persona di Dio con cui parlare, gli pongo delle domande. E giusto che un figlio parli con suo padre.
Ti ho chiesto un pane e mi hai dato la disoccupazione, ti ho chiesto un pesce e tu mi hai dato il serpente della mia malattia, ti ho chiesto un uovo e tu mi hai dato lo scorpione della morte. Perché Gesù è venuto sul mio sentiero, perché?
Per farmi capire che quello che era una pietra era un pane: la mancanza di pane è pane. Avevo bisogno di soffrire per capire. Il Cristo mi ha insegnato che non era un serpente la mia malattia e che nulla mi realizza più del dolore. L'insegnamento che Gesù mi ha dato perché io potessi calmarmi ed io come persona tornare alla natura della contemplazione, perché io potessi capire e ritornare alla possibilità di fare la pace con il mio Padre — bisognava che io capissi — è la rivelazione di Dio.
Il Cristo è la rivelazione del Padre. Il Cristo vede il reale, non chiede di cambiarlo. Dopo di lui continueranno i bambini a morire, dopo di lui si continuerà a morire. Non ha cambiato nulla il Cristo, ha accettato. Non chiede al Padre di cambiare le cose.
E prendendo il segno di Giona si getta nel mare della volontà di Dio ed accetta la morte. Ed è là nel fondo della sua morte che il Padre lo risuscita. La profezia del Cristo sarà riassunta in queste parole: «La vita nasce dalla morte». Sì, la vita nasce dalla morte. Io non posso cambiare le cose. Io devo accettarle per liberarmi. Devo accettare quello che mi sembra una pietra e capirò un giorno che era pane buono.