31 luglio
Mia forza
Se non fossi figlio di Dio la preghiera non avrebbe alcun significato e soprattutto non avrebbe alcuna autenticità.
Se la preghiera è comunicare con Dio, ciò è possibile se Dio mi fa partecipe della sua stessa natura.
Lo so che Dio è l'inconoscibile, ma lo è per me «uomo», non per me «suo figlio», «sua figlia».
La sua in conoscenza diventa conoscenza non nella mia intelligenza d'uomo ma nel potere che Lui mi ha dato di essergli figlio, di essergli figlia.
E nell'amore che Lui adopera per generarmi figlio che mi trasmette la sua conoscenza di Padre.
Quando Dio si rivela a me nell'amore mi fa il dono di se stesso e mi si fa conoscere personalmente.
Questa si chiama contemplazione, che è autentica e sapida e personale conoscenza di Dio.
Sì, lo dico perché lo posso dire: «Io credo in Dio perché lo conosco».
L'uomo vecchio che è in me crede in Dio solo per analogia, attraverso la natura, la ragione, i simboli; ma il «bimbo» di Dio che è nato e che si sviluppa in me crede in Dio perché lo conosce.
E lo conosce perché Lui si fa conoscere. Ma non nella carne e nel sangue, bensì nella stessa vita divina che gli trasmette nel suo amore.
Questa è la mia forza.
Ed è su questa forza ch'io metto la mia speranza.
Su questa straordinaria realtà che io gioco tutta la mia vita.