2 ottobre
Cambiare í cuori
Quando Francesco sentì l'appello del Vangelo non lo ascoltò per organizzare in Assisi una forza politica.
Lo ascoltò per amore, gratuitamente, per il Vangelo, senza contrapporsi al ricco, senza bisticciare con coloro che rimaneva-no ricchi, senza odio di classe, soprattutto.
La lotta sociale a quei tempi era molto viva e sentita, quasi come ai nostri giorni. Ovunque sorgevano gruppi di poverelli che predicavano sulla povertà della Chiesa e sul rinnovamento della società, ma le cose non cambiavano perché non cambiavano i cuori.
Quando un povero, un agitatore, diventava ricco, diventava prepotente come i ricchi e si dimenticava dei suoi antichi compagni di miseria.
Sì, capitava allora proprio quel che capita oggi.
No, non basta cambiare le leggi, bisogna cambiare i cuori perché altrimenti, terminato il cammino della fatica sociale, ci si troverà come al principio, prepotenti, ricchi, sfruttatori di altri poveri.
Ecco perché Francesco ha battuto la strada che era la strada del Vangelo. Per lui, la povertà è stata il segno della liberazione, ma la vera, quella dei cuori. Essa è stata lo strumento e la spinta a ritirarsi fuori dallo spirito borghese che è di tutti i tempi e che si chiama egoismo, prepotenza, orgoglio.