5 febbraio
Piccoli Fratelli e Piccole Sorelle di Gesù
Pensando ai miei Fratelli sparsi per il mondo capisco cosa significa la paternità nello spirito e provo sovente la sofferenza della distanza.
Come vorrei stasera essere vicino ad ognuno.
Poter dire loro: coraggio!
Sì, coraggio nelle tribolazioni,
coraggio nelle tentazioni,
coraggio nella fede.
So che sono nella prova, oberati dal lavoro, pressati dalla folla, preoccupati dalle responsabilità, desiderosi di pace e di preghiera.
Per loro non dubiterei di applicare le stesse parole che Paolo scriveva ai Corinzi:
«Siamo infatti tribolati da ogni parte ma non schiacciati; siamo sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo il morire di Gesù» (2 Cor 4, 8-10).
Anche perché i tempi sono diventati veramente duri e non è facile restare fedeli.
Vi immagino di ritorno dal lavoro sul metrò o a piedi tra la folla. Vi immagino seduti a tavolino nella vostra camera mentre fuori si accendono le luci della notte e vi riposate dalle fatiche del giorno.
Mi fa bene pensarmi unito a voi, ideale famiglia che la Bibbia chiama «popolo di Dio» e che, sparsi nel mondo intero, condividete con me la stessa fede e vi appellate alla stessa speranza.
Essi sono i testimoni dell'Invisibile, i credenti nel Dio unico, gli adoratori dello Spirito, i partigiani del Regno dei Cieli, coloro che attendono nel deserto della città il ritorno del Cristo, sussurrando come i primi cristiani: «Maranathà — Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22, 20).