15 gennaio
Il miracolo di Cana
Se tu bevi quel vino che Dio stesso ti offre, sei nella gioia. Oh! non è detto che tale gioia sia sempre facile, scevra di dolore e di lacrime, ma è gioia.
Ti può capitare di bere quel vino della volontà di Dio sotto i colpi della contraddizione e dell'amarezza, ma senti la gioia. Dio è gioia, anche se sei crocifisso.
Dio è gioia, anche se muori.
Dio è gioia sempre perché sa trasformare l'acqua della nostra povertà nel vino della risurrezione.
Nulla resiste a questo potere trasformante, a questa infinita capacità di rinnovare le cose, a questa perenne novità dei cieli nuovi e della terra nuova.
Per noi basta credere, sperare e amare, e il miracolo si compie sempre.
E la gioia è la riconoscente risposta.
Sì, il discepolo di Gesù deve vivere nella gioia, deve diffondere gioia, deve ubriacarsi di gioia.
E una cosa ancora mi ricordò quel vino dato con tanta abbondanza da Gesù: l'estrema uguaglianza del popolo di Dio.
Il vino del regno era bevuto da tutti senza distinzione, rallegrava tutti, e gratuitamente, e a tutti era donato.
L'ultimo poteva attingere come il primo; la realtà divina era di tutti, la profezia era di tutti, la santità era di tutti, il sacerdozio era di tutti.
La Chiesa, che si esilarava di quel vino, era una Chiesa universale: non c'era più né uomo né donna, né greco né scita (cf. Gala, 28; Col 3, 11).
Ognuno poteva profetare dacché lo spirito di quel vino lo invadeva.
Ognuno doveva essere santo dacché era santo chi l'aveva dissetato.