8 gennaio

Assicurato e confortato

Può darsi che sia vero che la Chiesa avrà tempi duri, come Israele ebbe ai tempi della deportazione (quante profezie amare ed ingenue circolano nel sottobosco delle parrocchie!).

A me tutto questo non dice molto perché Cristo mi ha liberato proprio dalla paura.

Io mi sento assicurato e confortato dal passaggio di Gesù nella mia vita.

Se si chiude un seminario non mi viene alla mente di dubitare che mi mancherà un prete a darmi l'Eucaristia.

Se si vende il Vaticano non tremo pensando che tutto è finito e che Dio è stato vinto dal male.

No, e preferisco cantare con Osea le stesse parole della spe­ranza: «Io sono il Santo in mezzo a te, Israele e ruggirò come leone dinanzi al male. Accorreranno i tuoi figli come colombe, e come augelli ritorneranno al loro nido» (11, 9-11).

Sì, ho tanta speranza!

Ed è la speranza vera, quella non fondata sull'ottimismo umano ma nata dalla contraddizione e debolezza mia, dalle con­traddizioni e debolezze della Chiesa e dalla visione della babele del mondo di sempre.

Ho la speranza che non si fonda più sulle mie forze o sulle forze organizzate della Chiesa ma solo sul Dio vivente, sul Suo amore per l'uomo, sulla Sua azione nella storia, sulla Sua volontà salvifica.

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