17 giugno
Chi ama
Dio s'è fatto povero in Gesù per incontrare me, e la sua povertà è diventata segno del suo amore nei miei riguardi. Non aveva altra via per divenire credibile.
L'amore ha le sue terribili esigenze, e per soddisfarle non sono sufficienti le parole.
Chi ama deve farsi simile all'amato altrimenti gli passerà accanto senza capirlo, il che significa senza amarlo.
Avere in simpatia qualcuno significa avere la forza di patire con lui, qualcosa di lui.
Non è facile, ma non esiste altra via ed è per questo che è difficile amare.
Potete immaginare voi uno sposo che dice di amare la sposa e la lascia nell'indigenza, mentre lui è nella ricchezza; nella fatica, mentre lui riposa; nel pianto, mentre lui ride?
Come può un fratello dire di amare un fratello che ha fame, mentre lui è sazio; nudo, mentre lui è vestito; prigioniero, mentre lui è libero?
Non significa barare al gioco?
Non è meglio dire le cose chiare subito: «Io non ti amo». Oppure, «Io non ho la forza di amarti», oppure, ed è più facile e più autentico, «Ti amerei volentieri, ma non ne sono capace»?
Dio è più serio, e quando dice di amare l'uomo va fino in fondo e per amarlo si incarna e per assomigliargli si fa povero.
La povertà di Dio è il modo di amare da parte di Dio.