18
agosto 2013
L'amore
di Dio in noi
Quando
l'uomo, sulla terra, ha raggiunto la contemplazione, vive la contemplazione, è
finalmente placato, placato come un bimbo sul seno di sua madre (cf. Sal 131,
2b).
Calamitata
dall'amore di Dio, la navicella del suo amore, come la navicella
dell'astronauta, ha superato il muro del suono (difatti non ha più bisogno di
molte parole per spiegarsi), è entrata in orbita, come un piccolo pianeta
attorno al sole di Dio.
Può
dire con il salmista: «Ho pacificato la mia anima» (Sal 131, 2a).
Non
si sente più lui il centro del cosmo ma sente e capisce vitalmente che il
centro di tutto è Dio.
L'anima
in orbita attorno a Dio incomincia ad avvertire che esiste un'altra stabilità,
diversa da quella conosciuta, provata marciando sulla terra, un'altra pienezza,
un'altra dimensione. Soprattutto, un'altra «pace».
E’
quella pace promessa da Gesù: «Io vi do la mia pace, non quella che dà il
mondo» (Gv 14, 27).
E
questa pace comunica all'anima un tale senso di «vita nuova», una tale «casta
gioia», pur nelle tremende prove del volo spaziale attorno a Dio, una tale
ricchezza di speranza in ciò che «sta per venire».
In
fondo, qual è la vera difficoltà a vivere quaggiù?
Non
è il superamento del dolore, della paura, del male, della vecchiaia e della
morte? Ebbene, l'aver trovato ciò che ci fa superare questi aspetti negativi
del nostro pellegrinaggio terreno, ciò ci aiuta a sorridere pur tra le lacrime,
a sperare anche davanti alla dissoluzione lenta di noi stessi, che ci fa essere
certi della vita pur nella morte, significa avere esperimentata in noi la
vittoria portata da Cristo sulla terra.
«Io
ho vinto il mondo» (Gv 16, 3 3).
La vittoria di Cristo è l'Amore comunicato a noi nella sua dimensione divina, che si chiama «carità». Chi ha in sé la carità, ha Dio.