17 novembre 2013
La
pura solitudine
Il
deserto, nella concezione biblica, non è un punto di arrivo; è un passaggio,
come capitò ad Elía: “Ed Elía camminò per quaranta giorni e quaranta notti
fino all'Oreb, il monte di Dio” (1 Re,19, 8).
E'
un luogo dove si compie l'esodo dalla schiavitù alla libertà.
Il deserto è, nel Vangelo, per Gesù, un periodo di preparazione nell’imminenza del suo agire: "Subito dopo lo Spirito lo spinse nel deserto. E nel deserto rimase per quaranta giorni tentato da Satana, e viveva con le bestie selvagge e gli angeli lo servivano" (Mc 1, 12). E pure uno strapparsi al peso della folla: “Ed egli disse loro: venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco” (Mc 6, 39).
E'
un ambiente adatto alla preghiera: congedata la folla, sali sulla montagna da
solo a pregare (cf. Mt 14,23); o alla meditazione prolungata: "Egli se ne
andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando si fece
giorno chiamò i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di
apostoli» (Lc 6, 12); o la sorgente di pura solitudine col Padre: “Sedetevi
qui mentre io vado a pregare ... E andando un po' più innanzi si prostrava a
terra e pregava ... E diceva: Abbà, Padre! ... “ (Mc 14, 3 2.3 5 -3 6).
Se
hanno fatto così i profeti, se ha fatto così Gesù, dobbiamo di tanto in tanto
farlo anche noi: andare nel deserto.
Non
si tratta di recarsi materialmente nel deserto. Si tratta di fare un pò di
deserto nella propria vita. Fare il deserto significa isolarsi, distaccarsi
dalle cose e dagli uomini; principio indiscusso di sanità mentale