28 luglio 2013

La prova della nostra maturità

 Se il figliol prodigo, che è in ciascuno di noi, non aveva conosciuto bene suo padre prima della sua partenza da casa, al suo ritorno e ridotto in quello stato capirà chi era ed avrà tutti i dati per riscoprirlo nell'immenso dono della sua misericordia, ora svelata.

lo credo che mai Dio si riveli meglio all'uomo come nell'abisso della miseria dell'uomo.

E’ proprio a Babele che Israele riscopre il suo Dio ed è in quella spaventosa solitudine ed oscurità che nascerà in lui la vera speranza.

La speranza che reggerà il piccolo «resto» e lo preparerà ad accogliere finalmente i tempi messianici.

E i tempi messianici sono anche per noi sempre alle porte perché non siamo diversi da Israele.

Anzi dobbiamo dire che ognuno di noi è Israele.

E come Israele ha scoperto il vero mistero di Dio nella propria debolezza, anche noi lo riscopriremo sulla stessa strada.

Il cammino che dobbiamo fare nella città terrena per renderla il più possibile somigliante al disegno che abbiamo in noi della città celeste, ci rivelerà il nostro vero volto, sarà come la prova della nostra maturità od immaturità, la spinta a far sempre meglio, il richiamo alla verità e, più di tutto, la sete di trovare dentro il nostro mistero di uomini la sorgente dì quella vita divina che è la sola capace dì realizzare le cose impossibili su questa terra: una vita d'amore tra uomini liberi.

E’ un'utopia?

Certo è un'utopia.

Tutto ciò che Dio propone all'uomo è così grande da essere catalogato come utopia.

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