6 ottobre 2013

Essere povero

 Per povertà non si intende avere o non aver denari, avere o non avere pidocchi addosso. La povertà non è cosa materiale: è una beatitudine: «Beati i poveri in spirito». E' un modo di essere, di pensare, di amare; è un dono dello Spirito.

Povertà è distacco, è libertà, è soprattutto verità.

Entrate nelle case borghesi, anche se cristiane, e vi convincerete della mancanza di questa beatitudine della povertà. I mobili, gli oggetti, l'insieme e spaventosamente eguale in tutte le case; esso è determinato dalla moda, dal lusso; non dal bisogno, dalla verità.

Questa mancanza di libertà, meglio, questa schiavitù della moda è uno dei diavoli che tiene avvinghiato solidamente un gran numero di cristiani.

L'essere povero in spirito significa innanzitutto essere liberi da ciò che si chiama moda, significa libertà.

Non compero una coperta perché è di moda; compero una coperta perché senza coperta, il mio bambino trema nel letto.

Il pane, la coperta, il tavolo, il fuoco sono cose necessarie in sé. Il loro servizio è realizzare il piano di Dio. «Tutto il resto vien dal maligno», si potrebbe dire parafrasando un'espressione di Gesù a proposito della verità. E questo «resto» è la moda, la consuetudine, il lusso, l'impinguamento, la ricchezza, la schiavitù, il mondo.

Non si giungerà di colpo, tuttavia, a questa dolcissima beatitudine della povertà. La vita non ci basterà a realizzarla in pieno; ma è necessario pensarci, riflettere, pregare.

Gesù il Dio dell'impossibile, ci aiuterà; compirà, se necessario, il miracolo di far transitare il cammello della parabola attraverso la cruna stretta e arrugginita della nostra povera anima malata.

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