7 luglio 2013
Trasformazione
La
distanza dalla fine è la distanza che intercorre in ciascuno di noi dalla sua
vera nascita, cioè dal giorno in cui uscirà dall'alveo delle cose visibili per
pronunciare con perfetta coscienza «Padre mio», rivolgendolo al creatore
stesso ed entrare nella sua casa a titolo di figlio, non di un quadro che decora
la parete; a titolo di figlio, non di un vaso di fiori; a titolo di figlio, non
di un animale ignaro o assente perché incapace della conoscenza del padre.
La
storia dell'uomo sulla terra non è che la storia lunga e drammatica e
impegnativa della sua trasformazione, che è un'autentica gestazione a figlio di
Dio.
Oh,
non sarebbe drammatica se l'uomo non dovesse assumere in proprio una delle più
difficili responsabilità di Dio - quella della libertà -; né sarebbe così
impegnativa se non esistesse la realtà del peccato che è la misteriosa
cattiveria dell'uomo di poter dire di no all'Amore e di non accettare il disegno
di Dio.
"E'
venuto nella sua casa e i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però lo hanno ricevuto ha dato il potere di diventare figli di Dio. A quelli che credono nel suo nome i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati» (Gv 1, 11-13).