10 febbraio 2013

Il premio

 "Non si è castigati per le nostre azioni, ma si è castigati da esse. Come da esse si è premiati".

Com'è vera questa sentenza.

Le nostre azioni contengono il castigo e il premio dal modo in cui vengono fatte.

Tu fai la guerra?

E la guerra ti reca la giusta ricompensa in rovine, odio, distruzioni.

Non occorre punire chi ha scatenato l'odio.

Ci penserà l'odio stesso a ricompensarlo.

Tu avveleni l'aria coi tuoi prodotti micidiali ed essi ritornano a te distruggendoti i boschi e consumandoti il sangue.

Tu ti dai al vizio della gola e il tuo vizio distrugge la tua salute.

Tu ti droghi ed il tuo cervello si spappola.

Tu ti impossessi d'un paese intero e togli la terra ai contadini e i contadini ti faranno la rivoluzione e un giorno ti uccideranno.

Tu perverti il tuo sesso e fai dell'amore un bene di consumo: non stupirti se la natura, irata, si vendica con te.

No, uomo, non c'è bisogno di dire: «Dio ti punisce».

Questo lo dicevano gli antichi, i medievali.

Erano bimbi.

Tu dì invece: «Mi punisco da solo; meglio: sono le mie azioni che mi puniscono».

Credimi, uomo, la gran parte del male che c'è nel mondo e che vi turba, vi scandalizza, ve la procurate con le vostre mani, coi vostri pensieri perversi, con la vostra sete di potere e con la vostra libidine di piacere.

Non chiedetevi se è Dio quello che calpesta il tino della vendetta ma fate in modo di vivere disarmati per non assistere a qualcosa di peggio.

E cercate la pace.

E’ sempre così: Dio propone la pace, perché non vogliamo provarci?

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