24
marzo 2013
Lasciarsi
fare
La contemplazione comincia quando tu non mediti più, non interroghi più ma... ti lasci fare.
Elia
si lascia fare, e giungendo all'Oreb, dopo la purificazione del deserto, è
pronto alla rivelazione di Dio.
""Esci
e sta' sul monte, innanzi a JHWH". Ecco JHWH passò. Ci fu un vento grande
e gagliardo da scuotere i monti e spaccare le pietre innanzi a JHWH. Ma JHWH non
era nel vento...
Dopo
il terremoto un fuoco, ma JHWH non era nel fuoco.
E
dopo il fuoco, il sussurro di un vento leggero.
Appena
ebbe sentito questo, Elia si coprì il volto con il mantello, usci e si fermò
all'ingresso della spelonca.
Ed
ecco una voce che gli diceva: "Che cosa fai qui, Elia?"" (1
Re, 19, 11-13).
Preferisco
fare come Elia: attendere la sua venuta nella grotta dell'Oreb.
La
contemplazione, che è passiva, è la venuta di Dio in noi come conoscenza. Dio
si fa conoscere «com'è», non come ci può apparire dall'esterno.
E'
nella contemplazione, che realizzo la pienezza della mia vita terrena e mi nutro
di autentica vita eterna, perché sono destinato alla vita eterna.
Tutto
il resto verrà, perché è poca cosa in confronto della vita eterna. «Cercate
il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in soprappiù»
(Mt 6, 33).
No, non è nel fuoco, non è nel terremoto, non è nel vento che Elia realizzerà se stesso, ma nel silenzio Quel silenzio onorato dalla Presenza di Dio, dove tu hai sentito fa tua anima ridotta ad un debole e fragile stelo. Ma uno stelo capace di riempirsi della rugiada i Dio e divenire spiga per il granaio di Dio.